mercoledì 1 agosto 2012

IL VAGONE LETTO GALEOTTO (Racconto di fantasia ispirato ad esperienza vera)

Sarà difficile dimenticare la magnifica notte che passai in vagone letto nel luglio di 12 anni fa. L'emozione di quei momenti è ancora viva e palpitante nella mia mente, come se fosse accaduto ieri. Tutto ebbe inizio una sera di inizio luglio alla stazione di Torino Porta Nuova; ero stato convocato a Roma per una riunione di lavoro alla quale avrei dovuto partecipare in rappresentanza della filiale dell'azienda nazionale per la quale lavoravo all'epoca. Come sempre in questi casi, preferivo viaggiare di notte in vagone letto. Di solito prenotavo sempre un posto letto in uno scompartimento a due posti e, dopo che 2 anni prima avevo iniziato le mie relazioni "uomo a uomo", ero sempre speranzoso che il mio compagno di viaggio fosse quel certo tipo di persona dalla mentalità altrettanto libera. Ma fino a quella sera non era mai successo nulla di particolarmente rilevante, nonostante avessi adottato in passate occasioni atteggiamenti volutamente provocatori, mai raccolti dai miei occasionali "coinquilini" di una notte. Arrivato al treno, scoprii con disappunto di aver prenotato il posto in un treno a lunga percorrenza, che arrivava fino a Reggio Calabria, particolarmente datato. All'atto della prenotazione ero consapevole che non si trattava del treno che prendevo solitamente (che arrivava fino a Napoli ed era sempre formato da carrozze moderne) ma non mi ero reso conto che fosse quel treno che in passato avevo anche volutamente evitato proprio perchè fatto con materiale vecchio. Vidi così che il "vagone letto" era in realtà un vecchio vagone cuccette (di quelle a 6 posti) riadattato. In ogni scompartimento erano state aperte ed attrezzate allo scopo solo le due cuccette centrali (quelle poste all'incirca a metà di ogni lato) mentre le altre erano chiuse alla parete. Di per sè, quel treno vecchio e maleodorante mi disturbava parecchio ma mi resi subito conto che avrei potuto anche ricavarne qualche vantaggio. Nei vagoni letto più nuovi, infatti, i due letti erano sovrapposti (io cercavo sempre di prendere quello di sopra) e dovevo inventarmi posizioni molto scomode e innaturali per sbirciare le attività dell'altro occupante al "piano" di sotto. Invece in questo caso lo avrei avuto perfettamente di fronte e vicino. C'era solo da sperare che l'altro occupante fosse il tipo giusto. Mentre sistemavo i miei bagagli, si affacciò sulla porta dello scompartimento un giovane di circa 20 anni che, con marcato accento napoletano, mi chiese conferma del fatto che quello scompartimento fosse proprio quello indicato sul suo biglietto. Me lo porse e gli confermai che era proprio nel posto giusto. Poi iniziai a studiarlo mentre a sua volta sistemava le sue valigie. Era poco più alto di me e abbastanza asciutto nel fisico. Indossava un bermuda jeans, una maglietta rossa e dei sandali ai piedi. Posando una valigia sul vano posto in alto, la sua maglietta si alzò quel tanto che bastava per mettere in evidenza un addome piatto e definito con un accenno di peluria che dall'ombelico scendeva fin giù nel bermuda. Era indubbiamente un bel ragazzo. Appena si fu sistemato mi presentai e gli chiesi se fosse di Napoli (anche io sono napoletano). Mi rispose che era di Casoria e che stava tornando giù per le vacanze estive. Gli chiesi se viveva a Torino e così mi raccontò che da un anno viveva a Torino a casa di uno zio che aveva una impresa edile e lavorava con lui. Aggiunse che era un lavoro duro e che non gli piaceva ma che l'alternativa era stare a casa a far niente perchè giù da lui lavoro non ce ne era. Iniziammo poi a parlare di calcio, del Napoli e di tante altre cose in piedi nel corridoio dei treni. Ad un certo punto, mi resi conto che si era fatta quasi mezzanotte e che tutti gli altri viaggiatori si erano ritirati nei loro scompartimenti. Gli dissi di abbassare la voce per non disturbare gli altri e che forse era il caso di metterci a letto così potevamo stare anche più comodi. Siccome mi aveva detto che era la prima volta che prendeva il vagone letto gli consigliai da esperto di andare ancora una volta in bagno prima di chiuderci nello scompartimento così poi avremmo potuto sistemarci tranquilli per la notte. Entrò allora nello scompartimento e lo vidi armeggiare con un piccolo borsone che aveva con sè. Ne trasse fuori quello che mi parve essere un pigiama estivo. "Hai intenzione di dormire con il pigiama ?" gli dissi con tranquillità e cercando di dissimulare una certa agitazione nella mia voce. Mi guardò e mi fissò con aria interrogativa. Allora continuai, "Con questo caldo ! Io dormirò in mutande se non ti secca". "Ma, veramente, non sapevo con chi mi sarei trovato a dormire e, nel dubbio, me lo sono portato. In effetti non lo uso mai in estate". "Allora", incalzai, "Se per te va bene, direi che possiamo benissimo farne a meno entrambi". "Ok" rispose. Rimise il pigiama nel borsone e si avviò in bagno. Dopo pochi minuti tornò e fu il mio turno. Quando ritornai nel corridoio la porta dello scompartimento era chiusa ma non ancora serrata. La apriì lentamente. Il mio compagno di viaggio aveva spento la luce centrale ed acceso quella, più fioca, vicino al suo letto. Si era tolto la maglietta e i sandali e si era steso a letto con una mano appoggiata alla nuca. Lo rimirai lentamente mentre entravo. La peluria che avevo intravisto quando aveva posato la valigia proseguiva su per tutto il torace in maniera tenue e gli incorniciava i due capezzoli di un colore marrone molto intenso. Come già intuito l'addome era piatto e teso, anche se non vi era accenno di tartaruga. Il braccio sinistro era alzato con la mano sotto la nuca. Nell'incavo dell'ascella un groviglio di peli neri faceva bella mostra di sè. Entrai e richiusi la porta alle mie spalle e mi spogliai a mia volta. Realizzai che non aveva tolto il bermuda e mi chiesi se aveva intenzione di farlo magari in un secondo momento. Nel dubbio, a titolo di provocazione, sfilai senza enfasi i pantaloni per primi soffermandomi in piedi a ripiegarli per bene. Li disposi sopra una delle mie valigie e poi mi voltai verso di lui, che intanto leggeva una rivista, sbottonando lentamente i bottoni delle camicia. Per sciogliere quel silenzio dissi che faceva ancora più caldo di quanto immaginassi e lui allora voltò lo sguardo verso di me e mi sorrise con discrezione. Nel frattempo ero rimasto con addosso soltanto gli slip neri e volutamente mi misi ad armeggiare con una valigia che avevo posto nel vano sopra la porta così da essergli vicinissimo. Quando mi ritrassi e lo guardai, sfuggevolmente ebbi l'impressione che aveva appena distolto lo sguardo dal mio basso ventre; ma forse si trattava solo di un impressione ? Mi misi a letto e iniziai a leggere distrattamente il mio libro ed ogni tanto lanciavo un'occhiata al mio compagno. Sentivo che dovevo fare qualcosa per rompere l'equilibrio. Ad un certo punto ruppi gli indugi, abbassai il libro e dissi con voce naturale: "Non so come fai a tenerti quei jeans; mi viene caldo solo a vederti". Mi guardò e mi rispose, lievemente imbarazzato "Ma no. Sto bene così. Sono leggeri". C'era qualcosa che non riuscivo a capire. Forse era timido e non abbastanza smaliziato per mettersi in mutande davanti ad un estraneo. Gli chiesi allora, con un lieve tono di scuse, se per caso non lo avessi messo in imbarazzo proponendo di dormire in mutande e che se la cosa lo turbava potevo anche rimettermi il pantalone. Mi guardò nuovamente e mi disse che non dovevo preoccuparmi e che assolutamente non era per niente turbato dal fatto che mi fossi messo in mutande. Ebbi a quel punto l'impressione che avrebbe voluto dire ancora un'altra cosa ma che al momento giusto gliene era mancato il coraggio. Lo incalzai allora, chiedendogli nuovamente come facesse a sopportare quell'indumento. Probabilmente quel mio atteggiamento così curioso e sfrontato lo spiazzò e al tempo stesso lo rilassò, come se avesse capito che poteva confidarsi con tranquillità. Posò la rivista che stava leggendo e si volse tutto dalla mia parte. "In effetti" disse sorridendo un pò imbarazzato e abbassando un pò di più la voce "sotto non ho le mutande; d'estate non le porto quasi mai". "Ah, scusa, non ci ero arrivato" risposi, "non volevo metterti in imbarazzo. Scusami !"; poi pensai a quello che mi aveva detto prima di andare in bagno a proposito del pigiama e feci due più due. Giocai il tutto per tutto. "Ma allora, anche tu, quando sei a casa tua dormi nudo ?" dissi lentamente. Lui mi guardò e fece cenno di si con la testa senza dir niente. Allora continuai "Beh, certo che d'estate è molto più comodo". "Si" fece lui "dormire nudi è rilassante. A volte lo faccio anche d'inverno". Restammo qualche attimo in silenzio. Ogni tanto ci guardavamo fisso negli occhi. Mi era chiaro ormai che entrambi stavamo pensando alla stessa cosa. Ma pensai che toccava a me che ero più grande fare il primo passo. Presi fiato e dissi piano: "Sbaglio o stiamo pensando tutti e due la stessa cosa ?". Lui allargò la bocca in un radioso sorriso e disse: "E cioè ?" ma si vedeva che aveva capito. "Cioè che fa molto caldo e che se entrambi di solito dormiamo nudi a casa nostra possiamo provare a vincere il naturale imbarazzo che è normale ci sia tra due persone che si sono appena conosciute !". Non rispose ma continuò a sorridere. Mi misi allora seduto in mezzo al letto e dissi: "Ci mettiamo veramente comodi ?". Lui senza ancora dir niente fece si con la testa e si levò in piedi, voltandosi leggermente di spalle, si sbottonò i bermuda e se li sfilò del tutto. Notai subito che non aveva un segno di abbronzatura, pur avendo la carnagione molto scura. Il sedere ambrato era molto ben proporzionato e tra le due chiappe c'era una lieve peluria che finiva nel solco tra le gambe  Nel frattempo, vista la piega presa, alzai leggermente il sedere quel tanto necessario a sfilarmi gli slip e mi ristesi a letto nudo a pancia in sù. Anche lui, dopo aver poggiato i pantaloni si voltò e si rimise steso. Lo guardai senza esitazione mentre lo faceva. La peluria del torace finiva in un boschetto di peli pubici scurissimi. Il pene era leggermente curvato in avanti, praticamente un barzotto, ma lui non pareva esserne imbarazzato. Quando fu completamente steso a letto pose entrambe le mani dietro la nuca e disse: "Adesso si che si sta bene ! Tanto ci voleva ? Alle volte ci facciamo dei problemi proprio stupidi". Allora, lo incalzai "E' colpa di noi stessi. Stiamo sempre a preoccuparci del confronto con gli altri. Mentre bisognerebbe fregarsene. Tu poi..." aggiunsi sorridendo "...non mi pare abbia proprio niente da preoccuparti" e lo guardai platealmente in mezzo alle cosce indicando il suo pene con lo sguardo. Lui sorrise soddisfatto e non replicò. Si fece nuovamente silenzio, finchè osservai con finta naturalezza "pensavo fossi abbronzato, con il lavoro che fai, e invece mi rendo conto che è il tuo colore naturale". "No" rispose "guarda che, anzi, sono molto abbronzato. D'inverno non sono così". Lo guardai per tutta la lunghezza del suo corpo con aria interrogativa e lui capì a cosa stavo pensando. "Ah, capisco" disse. "Non vedi il segno dell'abbronzatura perchè mi piace prendere il sole nudo". Una rivelazione. "E dove lo prendi tutto questo sole in libertà ?" feci. Improvvisamente mi parve irrigidirsi. Si mise palesemente sulla difensiva. "Conosco un posto" disse reticente. Realizzai in quel momento che forse tutti i miei sogni più proibiti stavano improvvisamente prendendo forma. Decisi di non mollare la presa. "Dove ? Sarei curioso di fare un'esperienza del genere" lo provocai. "Beh, è vicino Torino" disse soltanto. Non voleva dare indicazioni precise, era chiaro. "Cioè ? Quanto vicino ?". Mi sembrò all'improvviso totalmente impanicato e mi disse "ma tanto è difficile arrivarci". Vuoi vedere che ero sulla pista giusta ? Lanciai il colpo. "Non sarà mica il torrente Orco ?". L'Orco è un torrente vicino Torino ed è notoriamente ritrovo di naturisti e di gay. Mi guardò di colpo un pò sorpreso, forse non si aspettava lo conoscessi. Insistetti. "Vai all'Orco a prendere il sole nudo ?". Era senza più difese, il suo sguardo sorpreso era stato fin troppo eloquente e si lasciò andare. "Si. E' quello. Ci sei stato mai ?". "Si, ci sono arrivato a volte con la bici. Non abito lontano da lì. E in effetti ho anche visto dei ragazzi nudi, una volta. Magari uno di quelli eri tu" dissi con aria scherzosa e poi aggiunsi sempre sorridendo "Ma non potrei dirlo con certezza perchè non mi sono avvicinato, non mi pareva il caso". "Perchè non ti pareva il caso ?" chiese improvvisamente incuriosito. "Perchè non erano solo nudi, stavano facendo sesso. Una specie di orgetta. Erano in 4 o 5. Tutti maschi e tutti molto indaffarati...". Ecco. L'avevo detto. Calò un incredibile silenzio. Solo dopo qualche attimo si voltò piano verso di me. Aveva uno sguardo nuovo e brillante negli occhi. Ormai ci guardavamo fissi negli occhi e, se mai c'era stato, il velo di ipocrisia era ormai caduto. Eppure mi sembrò impossibile credere alle mie orecchie quando disse lentamente e con chiara allusione: "Anche noi ora siamo nudi, ma non siamo indaffarati...". Il messaggio fu chiarissimo e capii che non dovevo perdere l'occasione. Mi levai nuovamente seduto sul letto mentre sentivo un calore interno scuotermi tutto il corpo. Mi alzai piano e mi avvicinai a lui mentre un principio di erezione mi assaliva. Ora ero in piedi di fianco a lui che se ne stava steso nella sua cuccetta. Distolsi lo sguardo dal suo volto e guardai tra le sue gambe. Il suo membro si stava gonfiando. Stese la mano destra fuori dal letto e la pose sulla mia gamba destra accarezzando leggermente la peluria all'interno della coscia. Ormai non c'era più nessuna schermaglia tra noi. Tutto quello che doveva essere chiarito era chiaro. Sedetti piano, risolutamente, accanto  a lui che si scostò un pò all'interno per farmi spazio e poi allungai la mano destra verso il suo torace carezzandolo piano col palmo. Intanto la sua mano destra si pose con forza e sicurezza intorno al mio pene ormai completamente turgido. Mi chinai verso di lui e le nostre bocche si cercarono. Ci baciammo. Perduta così ogni remora o paura di scoprirci, mi distesi di fianco a lui con tutto il corpo,  mentre le nostre mani esploravano senza ritegno ogni parte della nostra pelle. Sentii il suo pene pulsare contro la mia gamba e mi ritrassi piegando leggermente le ginocchia finchè non fui nella posizione ideale per prenderglielo in bocca. Uhm... aveva un sapore buonissimo. Avvolsi l'asta intera nella mia bocca e andavo su e giù con studiata lentezza mentre lui cominciava ad ansimare. Senza dire niente mi fece lentamente spostare in modo da potersi anch'egli dedicare al mio basso ventre. Ci lanciammo così nel più classico dei 69 ed ogni tanto ci sporgevamo un pò per inumidire i rispettivi orifizi anali. Gli feci capire che tale attenzione era particolarmente gradita e così dopo un pò, mentre continuavamo a stantuffare, cominciò a lavorarmi il buco del culo con un dito leggermente inumidito; poi le dita divennero due. Provai allora a ricambiare il trattamento e rimasi sorpreso di trovare una strada particolarmente spianata. Aveva molta esperienza in quel campo, era evidentissimo. Gli misi nel culo prima un dito, poi due e poi, infine, tre. Ce la godevamo come matti. Ad un certo punto ebbe come uno spasmo, un sussulto. Si levò e mormorò: "ci sono quasi". Mi fu chiaro che voleva essere un cortese segnale dell'imminente orgasmo con relativo getto di sborra, ma quella sera ero particolarmente su di giri e accellerai ulteriormente la mia azione, fermamente determinato ad accogliere nella mia bocca il frutto del suo piacere. E  speravo sarebbe stato lo stesso anche per lui. Non dissi niente, ma stavo esplodendo anch'io quando all'improvviso avvertii chiaramente il flusso di sborra che attraversava il suo pene. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare. Tre violenti getti sgorgarono in sequenza riempiendomi tutta la cavità orale. Lui gemette ritmicamente ad ogni getto e per un attimo mollò il mio cazzo. Sputai a terra e gli dissi: "Dai, non fermarti !". Tornò a lavorarmi l'uccello con la lingua anche se si capiva che stava iniziando a calargli la libido nel post-coito. Mi spostai allora velocemente e mi posi quasi in piedi davanti alla sua bocca poggiando le ginocchia sul bordo del letto. Poi glielo infilai in bocca e, con lui quasi inerme, la usai quasi come una fica, pompandolo  energicamente. Dopo solo 20 secondi, gli esplosi in bocca un unico lungo e lento fiotto di sborra che lo lasciò per un attimo senza fiato. Poi lasciai la presa e anche lui si chinò verso il pavimento e sputò. Poi, dopo un attimo, sedemmo accanto sul suo letto. Sfiniti e soddisfatti ci abbracciamo piano. Fu lui il primo a parlare. "Che m'hai fatto fare !" disse un pò sconvolto e serio. Lo abbracciai più forte e poi gli risposi: "Scusami. Mi sono fatto un pò prendere dalla foga. Ti sei sentito usato ? Se è così ti chiedo scusa, non era mia intenzione". Mi guardò con dolcezza. "No. Scusa. Sono solo un pò emozionato. Non avevo mai ricevuto la sborra in bocca e pensavo che non sarebbe mai successo perchè mi faceva un pò schifo l'idea...ma ora che è successo...accidenti...che sensazione ! Non l'avrei mai immaginato ! Sono stravolto !". "Anch'io lo pensavo una volta, ma poi ho conosciuto delle belle persone che mi hanno fatto cambiare idea. E' da poco che l'ho accettato ma ora ne sono molto soddisfatto. Ora sto aspettando il momento giusto per far cadere il mio ultimo tabù". Mi guardò un pò perplesso ed allora con lo sguardo gli indicai il mio posteriore aggiungendo: "Lui è ancora vergine...a parte qualche dito...". Si sciolse dall'abbraccio e si levò su sorpreso: "Davvero ? Pensavo che avessi più esperienza di me" disse serenamente. Sorridendo risposi "Si, mi sono accorto che laggiù sei molto ospitale, non è vero ?". Abbassò un attimo lo sguardo, lievemente imbarazzato, ma sorridendo aggiunse: "beh, ti sembrerà strano ma io ho fatto il percorso inverso rispetto a te; sono partito subito di lì...e mi è piaciuto moltissimo e così quando posso cerco sempre l'anale; è per questo che non avevo mai bevuto sborra; mi capita raramente di fermarmi al pompino...". "Come mai ?". "Forse ti sono sembrato un tipo abbastanza innocuo ma non lo sono affatto" disse. "A me piacciono anche le donne e due anni fa ho accettato lo strano invito di un collega marocchino che lavorava al cantiere con me e che cercava un ragazzo da coinvolgere nel rapporto con sua moglie, che è italiana. Così una sera sono andato a casa sua e, dopo aver fatto un pò di maialate con sua moglie insieme a lui, tipo doppia penetrazione e cose così, mi hanno chiesto se ero disponibile a farmi inculare con uno strap on dalla moglie. In effetti era quello che volevano fin dall'inizio. Lì per lì ho detto no, che non se ne parlava e che avevo troppa paura di farmi male, così lei ha tirato fuori tutta una serie di creme e di unguenti ed ha iniziato a massaggiarmi il culo e poi è andata sempre più in profondità tra le natiche. Quando ha iniziato a penetrarmi con un dito ho avvertito subito una piacevole sensazione e così l'ho lasciata fare dicendole che nel caso sentissi male le avrei chiesto di smettere. A poco a poco mi sono rilassato finchè, sempre molto lubrificato, mi ha penetrato con lo strap on. Con gran sopresa mi sono reso conto che non mi faceva affatto male ma che in verità non sentivo granchè di piacere. Così glielo ho detto e il marito, che era rimasto a guardarci tutto il tempo, disse "vediamo se preferisci questo" e ponendosi sopra di me, mi penetrò lentamente con il suo cazzo. Sentiì un grandissimo calore ed un enorme piacere e lo lasciai fare, chiedendo sempre molta premura; ma lui fu bravissimo e lo spinse piano piano fino in fondo. Intanto la moglie si era posta sotto di me e me lo aveva preso in bocca. Iniziammò a muoverci tutti e tre insieme sempre più forsennatamente finchè quasi in contemporanea lui venne dentro di me ed io nella bocca di sua moglie". "Hai capito ! Sembravi così innocente ! E invece...". "Beh, da allora, sono diventato un habituè di quella casa e di tutti i suoi orifizi...io inculo loro, loro inculano me, ci piace molto" fece ammiccante. Lo abbracciai e gli dissi piano: "allora magari, quando torniamo dopo le vacanze, se ti va, puoi aiutarmi a vincere quel mio ultimo tabù". "Con vero piacere !" rispose. E ci abbracciamo dolcemente. Quella notte avemmo ancora molti altri momenti di piacere insieme e dormimmo pochissimo. Al mattino mentre ci rivestivamo ci scambiammo i numeri di cellulare con la promessa di rivederci. Ma in realtà non ci siamo più sentiti e non l'ho più rivisto. Da quella notte sono passati altri nove anni prima che trovassi la persona giusta per il mio "battesimo" anale...ma questa è un'altra storia...