Max, Max, Max. Un piccolo diminutivo per un grande uomo che da 8 anni alberga, di tanto in tanto, nei miei sogni e nelle mie fantasie più sconce. Max è l’istruttore di nuoto che 8 anni fa ha avuto il merito di mettermi nell’acqua della piscina e di insegnarmi a stare a galla ed a nuotare. Se oggi frequento ancora la piscina è quasi del tutto merito suo. Uno in particolare dei miei sogni, legati a lui, è divenuto magnifica realtà pochi giorni fa, e ancora stento a crederci. Ma andiamo per ordine. Come dicevo, Max l’ho conosciuto 8 anni fa, quando iniziai a seguire un corso di nuoto principianti per adulti, per imparare, finalmente, alla mia età, a nuotare in maniera decente. All’atto dell’iscrizione non sapevo a quale istruttore sarei stato assegnato ed alla prima lezione rimasi piacevolmente colpito da questo istruttore, poco più giovane di me, che con fare rassicurante si presentò allo spaventato gruppetto di adulti, tra cui io, tutti “piombi” incapaci di nuotare. Bellissimo e simpatico, alto e magro, senza un filo di grasso, con una fluente chioma bionda sulle spalle, indossava scarpe da ginnastica, un pantaloncino e la maglietta con il logo della piscina. Subito mi chiesi se e quando lo avremmo visto in costume da bagno, ma le mie attese furono parzialmente afflosciate dal constatare che, di norma, faceva lezione “all’asciutto”, rimanendo a bordo vasca. Ciononostante, nei mesi seguenti, di tanto in tanto, “concedeva” un po’ di sé. Una volta faceva lezione a torso nudo, un’altra in costume e senza pantaloncino (ma con la maglietta), un’altra ancora calzava degli infradito, al posto delle solite scarpe da ginnastica, che mettevano in risalto i suoi talloni perfetti, levigati e da sturbo. Le rare volte che a mancare era il pantaloncino, cercavo di valutare, tra una vasca e l’altra, la quantità di “roba” presente nel costume, ma con scarsi risultati. Nel complesso mi feci comunque l’idea che fosse sostanzialmente timido e non particolarmente dotato. Lo vidi finalmente con il solo costume da bagno, 4 o 5 mesi dopo, quando, una sera, per la prima volta, si tolse maglietta e pantaloncini, in un crescendo di agitazione ed ammirazione tra i presenti, per mostrarci la tecnica per eseguire i tuffi dai blocchi di partenza. Ragazzi ! Che perfezione di fisico ! La tartaruga appena accennata, due gambe affusolate, un torace pieno e sviluppato ed un sorriso malandrino sul viso. Quella volta arrivai alla conclusione che Max sapeva perfettamente di essere molto bello e di essere guardato con ammirazione da tutti e forse era proprio questo il motivo per cui si “concedeva” così poco, per non turbare i presenti. C’è da dire, infatti, che tutti gli altri istruttori, che vedevo impegnati negli altri corsi, facevano lezione rigorosamente a torso nudo e, quasi sempre, solo in costume. Per il resto, speranze di una maggiore intimità con Max non ce n’erano, poiché gli istruttori avevano uno spogliatoio privato. Dopo aver finito il corso di base, ho continuato saltuariamente a frequentare la piscina per il nuoto libero e, casualmente, ho scoperto che Max, che nel frattempo si è tagliato i lunghi capelli, tutti i martedì, si allena, fuori dagli orari dei corsi, nuotando centinaia di vasche a stile libero. Ho così iniziato a frequentare la piscina sempre in quell’orario per potermi godere la visione del bel Max, con addosso solo uno striminzito costumino nero, che fluttua flessuoso su e giù nella corsia accanto alla mia. Vederlo scivolare, con calma e sicurezza, e poi “planare” in giravolta sul lato corto della corsia per iniziare una nuova vasca, è uno spettacolo unico di armonia e virilità. Ma ormai, fino alla scorsa settimana, mi ero abituato all’idea che tutto ciò costituisse il massimo risultato possibile, per me, nei suoi confronti. Alla ripresa settembrina dell’attività, su consiglio di un altro istruttore, ho pensato che sarebbe stato opportuno riprendere il corso di nuoto per migliorare i miei stili, ma ho scoperto, purtroppo, che i pochi posti liberi disponibili erano in giorni e/o orari impossibili per me. La receptionist che mi ha illustrato la situazione si è detta molto dispiaciuta di non potermi aiutare ma poi, pensando tra sé e sé, mi ha detto di ripassare da lei al termine del mio consueto allenamento libero e che nel frattempo avrebbe visto se poteva fare qualcosa per me. Ho capito subito che aveva in mente una soluzione non convenzionale, ma non riuscivo a intuire quale. Quando sono uscito dagli spogliatoi e mi sono avvicinato al banco della reception per sapere se c’erano novità, lei mi ha fatto cenno di aspettare, anche perché aveva gente davanti ed ho capito che voleva parlarmi riservatamente. Dopo un po’, rimasti da soli, mi dice: “Ho pensato ad una soluzione, se può andarti bene, ma prima di parlartene dovevo sapere se Max era d’accordo”. Max ? Cosa c’entrava Max ? Ero tutt’orecchi ! Parlando a bassa voce e con circospezione, ha continuato dicendo: “Al sabato pomeriggio, dopo il corso delle 17 che finisce alle 18, Max resta ad allenarsi da solo, poiché sta preparando una gara master e deve fare massicce dosi di lavoro e siccome so che è stato il tuo allenatore e l’anno scorso ha fatto la stessa cosa per un altro cliente, gli ho chiesto se puoi venire in quell’orario e può darti uno sguardo nell’altra corsia, sperando che per te possa andar bene come soluzione di ripiego; devi però tener presente che è una cosa molto riservata, poiché l’assicurazione non copre i rischi per attività fuori orario e se accetti lo fai sotto la tua sola responsabilità”. Io non ascoltavo già più da un po’ quello che mi stava dicendo…Max ed io soli in piscina ! Non avevo bisogno di sapere di più ! La receptionist mi disse, intanto, che andava a chiamare Max così ci saremmo messi d’accordo. Max arrivò, mi salutò e mi portò con sé in un fianco appartato dell’ hall di ingresso della piscina e mi spiegò bene come dovevo comportarmi. Per non dare nell’occhio, avrei dovuto arrivare verso le sei e un quarto del sabato successivo; a quell’ora tutti i clienti presenti sarebbero stati negli spogliatoi comuni, intenti a prepararsi per andar via; io avrei dovuto bussare alla porta a vetri del locale piscina, senza passare dall’ingresso col rischio di incrociare qualcuno, e lui sarebbe venuto ad aprirmi da lì e mi avrebbe fatto entrare; aggiunse che, ovviamente, non potevo farmi vedere dagli altri mentre mi preparavo e che quindi avrei dovuto “adattarmi” ad usare lo spogliatoio degli istruttori; questa avvertenza mi fece cambiare colore ! Avremmo usato lo stesso spogliatoio ! Gli dissi che per me non c’erano problemi di sorta e lo ringraziai per il favore che mi stava facendo. Da quel momento, non pensai ad altro che al sabato successivo, cioè sabato scorso. Intanto, provavo ad immaginare tutta una serie di situazioni che si sarebbero potute creare e cercavo di programmare un comportamento per ciascuna di esse. Pensai che non era affatto scontato che al termine della mia “lezione”, Max avrebbe terminato l’allenamento e quindi non era certo che saremmo stati insieme nello spogliatoio nello stesso momento; nel caso, avrei dovuto continuare a resistere a far vasche finché lui non avesse terminato; inoltre, considerati i precedenti, non era sicuro che Max avrebbe fatto la doccia senza costume; e se capitava di fare la doccia insieme, avrei dovuto togliermi il costume, senza attendere che lui lo facesse ? Tutto ciò mi rendeva irrequieto. Non restava che aspettare il grande giorno. Al sabato pomeriggio preparai la borsa con le mie cose e mi avviai in piscina. Arrivai qualche minuto prima delle 18.15. Mi affacciai al grande vetro del locale-piscina e vidi che qualcuno, certamente Max, nuotava in seconda corsia; al suo fianco, la prima corsia era vuota e le altre erano già state coperte con i teloni; per il resto, come previsto, non si vedeva nessuno; bussai con le nocche alla porta a vetri; Max, udì subito, si fermò a metà vasca, attraversò la prima corsia e, con uno scatto, poggiò le mani al bordo piscina e si issò su con le braccia. Che felino ! Indossava il solito costume a slip tutto nero. Mi venne ad aprire, tutto gocciolante, sorridendomi e, a voce bassa e con aria vagamente complice, mi disse: “Ciao. Vai pure. Nel nostro spogliatoio ci sono ancora i ragazzi (capii che si riferiva agli altri istruttori…), ma loro sono informati. Vai tranquillo”. Lo ringraziai e mentre lui, alle mie spalle, si rituffava in vasca, entrai nel locale spogliatoio degli istruttori. Appena entrato, vidi Luca e Riccardo, due giovani istruttori, che chiacchieravano mentre si asciugavano i capelli sotto i phon a muro, dopo aver fatto la doccia. A parte le ciabatte ai piedi, entrambi erano completamente nudi. Mi salutarono cordialmente e non mi parvero infastiditi della mia “invasione di campo”. Certamente non erano in imbarazzo, anche se, effettivamente, pur conoscendoli da alcuni anni, non li avevo mai visti nudi nè eravamo mai stati tanto in intimità. Questa circostanza mi fece pensare, ma non potevo darlo per certo, che, forse, anche Max si comportava in modo così sereno e sfrontato nello spogliatoio, senza imbarazzi. Di certo lo speravo. Cominciai a disfarmi degli abiti mentre intanto, Luca e Riccardo, rapidamente, si stavano rivestendo e si preparavano ad andar via. Dopo essere rimasto in mutande, feci le cose con un po’ di lentezza, appositamente sperando di rimanere solo, tirando con calma fuori dalla borsa tutto quello che mi occorreva. L’accappatoio e il doccia schiuma per dopo…le ciabatte…gli occhialini…la cuffia…e il costume ? Cazzo ! Mi diedi del pirla mentalmente per almeno dieci volte mentre svuotavo del tutto la borsa per vedere se fosse finito al fondo. Non potevo crederci. L’avevo dimenticato. E ora ? Cosa fare ? Intanto i due, salutando, se ne erano appena andati e non si erano accorti del mio disappunto. Pensai che forse Max poteva avere un costume di scorta (ma dubitavo che mi sarebbe andato, poiché siamo di taglie molto diverse) o sapeva dove potevo prenderne uno (alla reception mi pareva li avessero in vendita). Così, in mutande e con le ciabatte ai piedi, tornai nel locale vasca per chiedere a Max se aveva una soluzione. Non si accorse subito di me, mentre era intento nelle vasche a stile libero, e mi ranicchiai vicino al bordo facendo gesti con le mani per farmi notare. Finalmente si fermò e si drizzò in piedi nella vasca con aria interrogativa; forse era anche un po’ seccato per aver dovuto interrompere nuovamente l’allenamento; certamente non dovette accorgersi subito che non indossavo un costume, ma un semplice slip di cotone; dissi, cercando di essere ironico: “Sai dove posso trovare un costume per uno scemo che se lo è dimenticato ?”; Max comprese subito e sorrise divertito e compassionevole, poi disse: “Dei miei non è ho altri qui, e poi non credo che ti andrebbero; ci sono quelli che vendiamo ma sono in segreteria ed ora è chiusa a chiave”. “Vabbé, dai, torno un attimo a casa; in una ventina di minuti sarò di nuovo qui; scusami”; mi voltai e mi avviai negli spogliatoi, con umore nerissimo per il contrattempo, ma Max mi fermò a metà strada urlando: “Aspetta !”; tornai ad avvicinarmi e lo guardai, aspettando di capire se gli era venuta in mente una soluzione. Appena fui nuovamente a bordo piscina, Max soggiunse serio: “Se non ti formalizzi, del costume puoi anche farne a meno; ci siamo solo te ed io, che certamente non mi scandalizzo, e poi ti ho già visto nudo”. Era vero. Nella notte dei tempi, dopo una lezione del suo corso, era venuto nello spogliatoio a dirci delle cose, a me ed agli altri corsisti, mentre facevamo la doccia nudi. Risposi sorridendo: “Se non è un problema, per me va bene così, arrivo”. Tornai nello spogliatoio con la mente in subbuglio. Questa situazione certamente non l’avevo prevista. Mi dissi, però, che questa curiosa circostanza, forse, lo avrebbe più facilmente spinto a disfarmi del costume una volta che ci fossimo trovati sotto la doccia; almeno era ciò che speravo. Mi denudai del tutto e, raccolti cuffia ed occhialini, andai, finalmente, a fare la doccia prima di entrare in vasca. Poi, comunque un po’ in imbarazzo per la strana condizione, tornai di là nel locale vasca. Lo vidi subito, appena uscito dagli spogliatoi. Dopo, in serata, ripensando a tutto ciò che era accaduto, ebbi modo di pensare che Max lo avesse messo appositamente lì, sul bordo vasca, steso per dritto ed accuratamente, proprio perché lo vedessi subito e mi rasserenassi. Il suo costume. Una macchia nera, perfettamente disposta sul bianco abbagliante del bordo vasca. Pensai che Max aveva voluto, con quel gesto, togliermi subito da ogni imbarazzo possibile; mi tuffai “a pennello” nella vasca e iniziai a fare alcuni esercizi di stretching e riscaldamento muscolare; intanto lui, terminata una vasca, si fermò al mio fianco nell’altra corsia. “Tutto bene ?”, mi chiese. “Si, tutto ok, adesso inizio”. Mentre pronunciavo queste parole, lo osservai mentre, completamente nudo, mi guardava tenendo le mani sui fianchi; come mi ero immaginato, si depilava anche il pube e aveva una mazza più o meno nella norma. Ma, soprattutto, pareva completamente a suo agio. Nuotammo per più di un’ora, fermandoci insieme di tanto in tanto (quando io mi fermavo, anche lui si fermava e mi dava dei consigli) e scambiando qualche parola. Ogni volta eravamo un po’ di più a nostro agio. Quando, all’ennesima sosta, gli dissi che ero stanco, mi rispose che anche lui ne aveva abbastanza e uscimmo insieme dalla vasca. Mentre camminavamo fianco a fianco verso lo spogliatoio mi resi conto che tutte le mie considerazioni sul suo pudore si erano rivelate errate. Avanzava con grazia e serenità e senza alcun accenno a coprirsi le parti intime. Arrivati proprio davanti agli spogliatoi recuperò il costume che aveva lasciato lì e mi seguì dentro. Senza dir nulla, prendemmo i nostri accappatoi appesi ai ganci e ci infilammo nel piccolo locale docce. Solo quando fummo entrambi sotto i getti d’acqua riprendemmo a parlare, senza mai fare cenno alla circostanza del costume. Terminammo la doccia e ci asciugammo e poi cominciammo a rivestirci. Dopo essermi messo le mutande, dissi a Max: “sei stato veramente gentile ad evitarmi di dover tornare a casa”. Max era voltato di spalle e si stava infilando una maglietta, sotto era ancora nudo. Si voltò verso di me e ancora una volta potei notare come era naturale per lui stare nudo senza problemi. Mi sorrise e, proprio mentre prendeva i suoi slip per indossarli, mi disse: “A dire il vero sei tu che mi hai fatto un favore”. Lo guardai interrogativo. Sorridendo ancora, mi confidò che in realtà al sabato, quando si ritrovava da solo, si allenava sempre nudo, cosa che ovviamente non sapeva nessuno. E, sempre ovviamente, non gli era sembrato il caso di chiedermi di adeguarmi né di mettermi in imbarazzo facendosi trovare nudo senza dirmi niente. Ma, dopo il curioso episodio della mia dimenticanza, aveva pensato che forse non avrei avuto nulla in contrario e mi aveva proposto di nuotare nudo, così, se avessi accettato, lui avrebbe fatto altrettanto. Gli dissi, allora, che non avevo notato nessuna particolare differenza a nuotare nudo e che anzi avevo avvertito delle piacevoli sensazioni, ragion per cui, potevamo continuare così. E così faremo nei sabati a venire. So per certo che Max è etero e per nessuna ragione proverò a forzare la situazione con tentativi di approccio e cose del genere. Mi basta sapere di aver raggiunto con Max un livello di intimità impensabile solo pochi giorni prima.