Dopo mesi di tentennamenti e ripensamenti, sono tornato alla mia antica passione: la palestra. Preso atto che stavo nuovamente perdendo la mia annosa lotta con la bilancia, ho deciso che era giunta l'ora di riprovare con la palestra e, così, un bel giorno di settembre ho varcato nuovamente la soglia di una palestra vicino casa che avevo già frequentato per un pò di tempo qualche anno fa. Ovviamente, la mia "voglia" di fitness si abbinava anche alla voglia di mettere gli occhi sui maschi che frequentano lo spogliatoio, anche perchè nella mia recente esperienza in piscina la mia soddisfazione di frequentare lo spogliatoio era attenuata dal "vittoriano" regolamento che vietata di fare la doccia nudi. Invece, in palestra tutto è diverso. Maschi di ogni età, altezza, peso, a parte qualche pudico stupidino, si spogliano dopo l'allenamento di ogni indumento e con aria serena e tronfia raggiungono il locale docce per ristorarsi sotto un bel getto di acqua calda. Ahhhhh ! Quanto mi mancava quell'atmosfera già vissuta anni prima di complice intimità che si realizza nello spogliatoio di una palestra, tra culi e cazzi che senza imbarazzo si mostrano all'occhio dei presenti. Diego, l'ho notato quasi subito, nei primi giorni di allenamento. Abbastanza alto, robusto e muscoloso, anche se non del tutto definito, peloso quanto basta e, sopratutto, molto disinibito. Appena termina l'allenamento, con passo lento e controllato, si avvia nello spogliatoio e, una volta lì, si disfa rapidamente di scarpe, calzini, maglietta, pantaloncino e, finalmente, slip. Poi, tranquillo, cerca nella sua borsa accappatoio e docciaschiuma e, infine, si avvia con passo dinoccolato nelle docce. Da un pò di giorni, non sempre, cerco di organizzarmi per terminare l'allenamento con lui, così da poter godere di questa splendida visione. Ieri l'ho preceduto di qualche minuto (non voglio assolutamente fargli balenare l'idea che io lo segua...del resto, però, la maggior parte degli utenti della palestra è molto abitudinaria per giorni e orari di allenamento e, a conti fatti, negli spogliatoi ci si ritrova quasi sempre la stessa gente...) e mi sono fatto trovare già nelle docce. E' arrivato dopo poco, ha poggiato al piolo l'accappatoio e, come prevedevo, avendogli io "occupato" la sua doccia preferita, ha scelto la doccia proprio vicino a me. Così, senza dare troppo nell'occhio ho potuto ammirarmelo per bene. Le gambe tornite e pelose, un culo di marmo con una foresta di peli nel mezzo, un torace villoso e allenato, un leggerissimo accenno di pancetta e un pisello "cicciotto" contornato di peli arricciati e arruffati. Il tutto...bagnato ! Che spettacolo ! Son riuscito, nonostante tutto, a tenere a freno il mio "lui", anche nel momento in cui, imitandomi (avevo appena fatto la stessa cosa), Diego si è scappellato con nonchalance per detergersi la cappella. Quanto darei per farmelo...
i racconti dello spogliatoio
venerdì 20 dicembre 2013
lunedì 24 giugno 2013
In tre
Nicola ed io ci conosciamo da tempo; il primo contatto lo avemmo in una chat per incontri tra uomini; anche se si definiva orgogliosamente gay, le sue foto nel profilo mi diedero subito l’idea di aver a che fare con un gay molto “maschio” e, quindi, non esitai a mettermici in contatto per incontrarlo; abita in una città non molto lontano dal luogo in cui lavoro ma ci volle un bel po’ per riuscire, tra i miei orari ed i suoi turni di lavoro ad organizzare un primo incontro; la grande fortuna era che, essendo felicemente “risolto”, Nicola poteva ospitare nella sua casa, vivendo da solo; per me è stata la prima volta in un ambiente davvero “protetto” come può essere solo un’abitazione privata. La prima volta che ci andai, dopo aver chiacchierato un po’ per conoscerci e raccontarci un po’ della nostra vita, riconosciutici reciprocamente come due porci, finimmo nudi a letto a fare sesso; Nicola, a me, piace moltissimo; è alto, abbastanza magro e pelosissimo ovunque; con lui, di volta in volta, ho fatto parecchie porcate; da attivo, glielo ho ficcato ovunque; inoltre a lui piace il pissing (provato facendo la doccia insieme…molto eccitante); insomma, ci divertiamo molto insieme; l’unica cosa di lui che non mi soddisfa è che il suo lato attivo è molto poco presente; spesso, quando ci vediamo, non viene nemmeno e raramente l’ho visto completamente duro. Così, ho provato a chiedergli, dato che so che ha un’agenda di contatti molto nutrita, se poteva organizzarmi una cosa a tre con un altro soggetto che fosse sufficientemente attivo per sfogare il mio lato passivo. Di recente, infatti, dopo aver scoperto i piaceri della passività, ho provato varie volte a lasciarmi andare ma, avendo poca esperienza, è difficile che qualcuno riesca a penetrarmi se non ci si trova in un ambiente tranquillo e con del tempo a disposizione. Invece, immaginavo che a casa di Nicola, in una situazione tranquilla, le cose sarebbero andate diversamente. In principio, lui era un po’ titubante all’idea; forse pensava che volessi usarlo e che, trovandomi a disposizione un attivo mi sarei completamente dimenticato di lui; ma dopo varie insistenze, finalmente, Nicola mi ha comunicato che aveva combinato con un terzo per un venerdì pomeriggio.
Quando sono arrivato a casa di Nicola, il “terzo”, Mario, era già lì; i due stavano chiacchierando in cucina mentre prendevano il caffè; dopo le presentazioni di rito, ho chiesto di poter andare un attimo in bagno (ero uscito di fretta e non mi ero sciacquato il cazzo; so che a Nicola non dispiace il cazzo odoroso ma non sapevo come la pensava Mario e volevo evitare problemi) e li ho lasciati ancora in cucina; in bagno, intanto mi sono tolto i vestiti di dosso, mi sono dato una sciacquata, ma ho tenuto l’intimo addosso; quando mi sono affacciato in camera da letto, i due erano già sul letto completamente nudi; Mario sfoderava un cazzo lungo almeno 20 cm , non molto largo, leggermente ricurvo e completamente duro; allora, anch’io completamente eccitato, mi sono tolto l’intimo e mi sono fiondato sul letto, in mezzo a loro; abbiamo iniziato con carezze e toccamenti in ogni dove e, ad un certo punto, ho ritenuto di prendere l’iniziativa, andando a leccare il cazzo di Mario; mmmmhhhh ! Che buono ! Mi sono messo a slinguazzarlo mentre Nicola, a sua volta, si dedicava al mio cazzo; siamo andati avanti così per un po’, ma, ad un certo punto, ho capito che Mario aveva ben altro in serbo per me; con mosse decise mi ha fatto mettere in modo tale da avere il mio culo a disposizione e, dopo averlo “sputato” di saliva, ha iniziato a penetrarmi, prima con un dito e poi con due; intanto Nicola continuava ad alternarmi baci e pompe ed io mi sentivo completamente in estasi; devo aver dato a Mario l’impressione di essere una cagna in calore, poiché, con fare esperto, mi ha tolto le dita dal culo e si è posto in modo tale da penetrarmi; pur rendendomi conto di aver a che fare con un calibro di tutto rispetto, mi sentivo molto tranquillo poiché la presenza di Nicola mi rassicurava in quanto alla possibilità di tirarmi indietro in ogni caso; inoltre ho capito che Mario teneva molto all’idea di fottermi e quindi, anche se la luce nei suoi occhi mi rimandava l’immagine di un tipo molto infoiato, era evidente la sua disponibilità ad usare tutta l’attenzione possibile per mettermi a mio agio (Nicola doveva avergli spiegato che il mio “buco” non era un veterano…) ed evitare, così, che mi tirassi indietro. Poco alla volta, con attenzione e eccitazione crescente, ho sentito quel pezzo di carne dura, scivolare dentro di me e muoversi con sempre più semplicità; ogni tanto lo tirava fuori, umettava buco e cazzo, e ripartiva nell’esplorazione dei miei sfinteri; intanto Nicola alternava baci in bocca e leccate di cazzo ed io ero completamente “in orbita” all’idea che Nicola mi stesse guardando mentre venivo inculato; la cosa mi eccitava in maniera furiosa ed ho dovuto rallentarlo per non venirmene subito; l’inculata è andata avanti per qualche minuto almeno, poi, ad un certo punto, non ce l’ho fatta più ed ho chiesto a Mario di “uscire”; forse sperava, in cuor suo, che gli avrei consentito di andare fino in fondo e che avrebbe potuto sborrarmi in culo, ma sentivo troppo male (la lubrificazione si era esaurita) e, a malincuore, Mario si è sfilato dal culo e si è posizionato in modo tale che potessi prenderglielo in bocca; mi sentivo completamente in sua balia ed il fatto che Nicola mi vedesse comportarmi da troia in calore aumentava lo stato di eccitazione, così, mi sono arreso alla dolce violenza di Mario e, steso sul letto, gli ho spalancato arrendevole le fauci, lasciando che il suo cazzo mi entrasse quasi tutto in bocca; intanto Mario, con fare da dominatore, mi prendeva la testa e iniziava a farla dondolare in modo tale da “scoparmi” in bocca; Nicola, lesto nel cogliere l’attimo, nel frattempo, si poneva su di me e calava dolcemente il suo ano sul mio cazzo; il suo buco di culo è molto “esperto” e le due “parti” in causa non opposero alcuna resistenza e si “strinsero” in un caldo abbraccio; l’atmosfera nella stanza stava diventando grandiosa; io mugugnavo di piacere col cazzo di Mario che andava su e giù nella mia bocca mentre il mio cazzo viaggiava nello stesso modo nel buco di Nicola; non so esattamente quanto durò, non molto, credo; all’improvviso, sentii che stavo giungendo al culmine, ma, senza alcun segnale evidente, proprio in quel momento, Mario scaricò nella mia bocca un lunghissimo schizzo di sborra; ero impreparato, poiché ero concentrato sul mio orgasmo, e non ho potuto fare nulla per evitarlo, anche se, ad essere sincero, non mi è dispiaciuto affatto essere così “umiliato” da un semi sconosciuto davanti a Nicola; così, scosso da sussulti in tutto il corpo, con la bocca piena della sborra di Mario, me ne sono venuto direttamente nel culo di Nicola (come era già accaduto tante volte); appena possibile, Nicola si è sfilato, sbrodolando tutta la mia sborra sul letto ed è venuto a baciarmi, raccogliendo tutta la sborra di Mario che non avessi ancora ingoiato o sputato; finalmente, tutti e tre stremati e soddisfatti, ci siamo adagiati sul letto, nudi l’uno di fianco all’altro, sorridendoci. Avevo ormai intuito che Mario non gradiva la passività; non si era, infatti, dedicato per nulla al mio cazzo ed aveva garbatamente respinto un mio tentativo di baciarlo; ciononostante gli ero grato per avermi “usato” in modo così profondo davanti a Nicola che, come mi confermò poi dopo, aveva molto gradito quella scena di mia “dominazione” da parte di Mario. Dopo qualche minuto, a turno, andammo in bagno e poi ci rivestimmo. Mario ci salutò e se ne andò, mentre io rimasi con Nicola. Avevo voglia di commentare quel che era appena accaduto. Seduti comodamente in salotto, Nicola mi confermò che Mario rifiutava il ruolo passivo e che, tutto sommato, non gli era molto simpatico; però, mi disse, gli pareva la persona più adatta per soddisfare la mia voglia di fare sesso in tre, poiché, come effettivamente era accaduto, Mario si era dedicato al mio lato passivo e lui a quello attivo. Gli ribadii che tutto quel che era accaduto, dall’essere stato inculato davanti a lui fino alla sborrata di Mario nella mia bocca, mi aveva tremendamente eccitato a causa della sua presenza e, mentre lo dicevo, sentii un nuovo rigonfiamento nei pantaloni. Ci guardammo per un istante e senza dir nulla ci alzammo in piedi e ci svestimmo reciprocamente senza fretta, poi, sempre in silenzio, tornammo mano nella mano in camera da letto e, per la seconda volta quel giorno, me lo chiavai fino a sborrargli dentro tutta la mia gratitudine. Che pomeriggio sensazionale !
giovedì 4 ottobre 2012
Semplicemente...Max !
Max, Max, Max. Un piccolo diminutivo per un grande uomo che da 8 anni alberga, di tanto in tanto, nei miei sogni e nelle mie fantasie più sconce. Max è l’istruttore di nuoto che 8 anni fa ha avuto il merito di mettermi nell’acqua della piscina e di insegnarmi a stare a galla ed a nuotare. Se oggi frequento ancora la piscina è quasi del tutto merito suo. Uno in particolare dei miei sogni, legati a lui, è divenuto magnifica realtà pochi giorni fa, e ancora stento a crederci. Ma andiamo per ordine. Come dicevo, Max l’ho conosciuto 8 anni fa, quando iniziai a seguire un corso di nuoto principianti per adulti, per imparare, finalmente, alla mia età, a nuotare in maniera decente. All’atto dell’iscrizione non sapevo a quale istruttore sarei stato assegnato ed alla prima lezione rimasi piacevolmente colpito da questo istruttore, poco più giovane di me, che con fare rassicurante si presentò allo spaventato gruppetto di adulti, tra cui io, tutti “piombi” incapaci di nuotare. Bellissimo e simpatico, alto e magro, senza un filo di grasso, con una fluente chioma bionda sulle spalle, indossava scarpe da ginnastica, un pantaloncino e la maglietta con il logo della piscina. Subito mi chiesi se e quando lo avremmo visto in costume da bagno, ma le mie attese furono parzialmente afflosciate dal constatare che, di norma, faceva lezione “all’asciutto”, rimanendo a bordo vasca. Ciononostante, nei mesi seguenti, di tanto in tanto, “concedeva” un po’ di sé. Una volta faceva lezione a torso nudo, un’altra in costume e senza pantaloncino (ma con la maglietta), un’altra ancora calzava degli infradito, al posto delle solite scarpe da ginnastica, che mettevano in risalto i suoi talloni perfetti, levigati e da sturbo. Le rare volte che a mancare era il pantaloncino, cercavo di valutare, tra una vasca e l’altra, la quantità di “roba” presente nel costume, ma con scarsi risultati. Nel complesso mi feci comunque l’idea che fosse sostanzialmente timido e non particolarmente dotato. Lo vidi finalmente con il solo costume da bagno, 4 o 5 mesi dopo, quando, una sera, per la prima volta, si tolse maglietta e pantaloncini, in un crescendo di agitazione ed ammirazione tra i presenti, per mostrarci la tecnica per eseguire i tuffi dai blocchi di partenza. Ragazzi ! Che perfezione di fisico ! La tartaruga appena accennata, due gambe affusolate, un torace pieno e sviluppato ed un sorriso malandrino sul viso. Quella volta arrivai alla conclusione che Max sapeva perfettamente di essere molto bello e di essere guardato con ammirazione da tutti e forse era proprio questo il motivo per cui si “concedeva” così poco, per non turbare i presenti. C’è da dire, infatti, che tutti gli altri istruttori, che vedevo impegnati negli altri corsi, facevano lezione rigorosamente a torso nudo e, quasi sempre, solo in costume. Per il resto, speranze di una maggiore intimità con Max non ce n’erano, poiché gli istruttori avevano uno spogliatoio privato. Dopo aver finito il corso di base, ho continuato saltuariamente a frequentare la piscina per il nuoto libero e, casualmente, ho scoperto che Max, che nel frattempo si è tagliato i lunghi capelli, tutti i martedì, si allena, fuori dagli orari dei corsi, nuotando centinaia di vasche a stile libero. Ho così iniziato a frequentare la piscina sempre in quell’orario per potermi godere la visione del bel Max, con addosso solo uno striminzito costumino nero, che fluttua flessuoso su e giù nella corsia accanto alla mia. Vederlo scivolare, con calma e sicurezza, e poi “planare” in giravolta sul lato corto della corsia per iniziare una nuova vasca, è uno spettacolo unico di armonia e virilità. Ma ormai, fino alla scorsa settimana, mi ero abituato all’idea che tutto ciò costituisse il massimo risultato possibile, per me, nei suoi confronti. Alla ripresa settembrina dell’attività, su consiglio di un altro istruttore, ho pensato che sarebbe stato opportuno riprendere il corso di nuoto per migliorare i miei stili, ma ho scoperto, purtroppo, che i pochi posti liberi disponibili erano in giorni e/o orari impossibili per me. La receptionist che mi ha illustrato la situazione si è detta molto dispiaciuta di non potermi aiutare ma poi, pensando tra sé e sé, mi ha detto di ripassare da lei al termine del mio consueto allenamento libero e che nel frattempo avrebbe visto se poteva fare qualcosa per me. Ho capito subito che aveva in mente una soluzione non convenzionale, ma non riuscivo a intuire quale. Quando sono uscito dagli spogliatoi e mi sono avvicinato al banco della reception per sapere se c’erano novità, lei mi ha fatto cenno di aspettare, anche perché aveva gente davanti ed ho capito che voleva parlarmi riservatamente. Dopo un po’, rimasti da soli, mi dice: “Ho pensato ad una soluzione, se può andarti bene, ma prima di parlartene dovevo sapere se Max era d’accordo”. Max ? Cosa c’entrava Max ? Ero tutt’orecchi ! Parlando a bassa voce e con circospezione, ha continuato dicendo: “Al sabato pomeriggio, dopo il corso delle 17 che finisce alle 18, Max resta ad allenarsi da solo, poiché sta preparando una gara master e deve fare massicce dosi di lavoro e siccome so che è stato il tuo allenatore e l’anno scorso ha fatto la stessa cosa per un altro cliente, gli ho chiesto se puoi venire in quell’orario e può darti uno sguardo nell’altra corsia, sperando che per te possa andar bene come soluzione di ripiego; devi però tener presente che è una cosa molto riservata, poiché l’assicurazione non copre i rischi per attività fuori orario e se accetti lo fai sotto la tua sola responsabilità”. Io non ascoltavo già più da un po’ quello che mi stava dicendo…Max ed io soli in piscina ! Non avevo bisogno di sapere di più ! La receptionist mi disse, intanto, che andava a chiamare Max così ci saremmo messi d’accordo. Max arrivò, mi salutò e mi portò con sé in un fianco appartato dell’ hall di ingresso della piscina e mi spiegò bene come dovevo comportarmi. Per non dare nell’occhio, avrei dovuto arrivare verso le sei e un quarto del sabato successivo; a quell’ora tutti i clienti presenti sarebbero stati negli spogliatoi comuni, intenti a prepararsi per andar via; io avrei dovuto bussare alla porta a vetri del locale piscina, senza passare dall’ingresso col rischio di incrociare qualcuno, e lui sarebbe venuto ad aprirmi da lì e mi avrebbe fatto entrare; aggiunse che, ovviamente, non potevo farmi vedere dagli altri mentre mi preparavo e che quindi avrei dovuto “adattarmi” ad usare lo spogliatoio degli istruttori; questa avvertenza mi fece cambiare colore ! Avremmo usato lo stesso spogliatoio ! Gli dissi che per me non c’erano problemi di sorta e lo ringraziai per il favore che mi stava facendo. Da quel momento, non pensai ad altro che al sabato successivo, cioè sabato scorso. Intanto, provavo ad immaginare tutta una serie di situazioni che si sarebbero potute creare e cercavo di programmare un comportamento per ciascuna di esse. Pensai che non era affatto scontato che al termine della mia “lezione”, Max avrebbe terminato l’allenamento e quindi non era certo che saremmo stati insieme nello spogliatoio nello stesso momento; nel caso, avrei dovuto continuare a resistere a far vasche finché lui non avesse terminato; inoltre, considerati i precedenti, non era sicuro che Max avrebbe fatto la doccia senza costume; e se capitava di fare la doccia insieme, avrei dovuto togliermi il costume, senza attendere che lui lo facesse ? Tutto ciò mi rendeva irrequieto. Non restava che aspettare il grande giorno. Al sabato pomeriggio preparai la borsa con le mie cose e mi avviai in piscina. Arrivai qualche minuto prima delle 18.15. Mi affacciai al grande vetro del locale-piscina e vidi che qualcuno, certamente Max, nuotava in seconda corsia; al suo fianco, la prima corsia era vuota e le altre erano già state coperte con i teloni; per il resto, come previsto, non si vedeva nessuno; bussai con le nocche alla porta a vetri; Max, udì subito, si fermò a metà vasca, attraversò la prima corsia e, con uno scatto, poggiò le mani al bordo piscina e si issò su con le braccia. Che felino ! Indossava il solito costume a slip tutto nero. Mi venne ad aprire, tutto gocciolante, sorridendomi e, a voce bassa e con aria vagamente complice, mi disse: “Ciao. Vai pure. Nel nostro spogliatoio ci sono ancora i ragazzi (capii che si riferiva agli altri istruttori…), ma loro sono informati. Vai tranquillo”. Lo ringraziai e mentre lui, alle mie spalle, si rituffava in vasca, entrai nel locale spogliatoio degli istruttori. Appena entrato, vidi Luca e Riccardo, due giovani istruttori, che chiacchieravano mentre si asciugavano i capelli sotto i phon a muro, dopo aver fatto la doccia. A parte le ciabatte ai piedi, entrambi erano completamente nudi. Mi salutarono cordialmente e non mi parvero infastiditi della mia “invasione di campo”. Certamente non erano in imbarazzo, anche se, effettivamente, pur conoscendoli da alcuni anni, non li avevo mai visti nudi nè eravamo mai stati tanto in intimità. Questa circostanza mi fece pensare, ma non potevo darlo per certo, che, forse, anche Max si comportava in modo così sereno e sfrontato nello spogliatoio, senza imbarazzi. Di certo lo speravo. Cominciai a disfarmi degli abiti mentre intanto, Luca e Riccardo, rapidamente, si stavano rivestendo e si preparavano ad andar via. Dopo essere rimasto in mutande, feci le cose con un po’ di lentezza, appositamente sperando di rimanere solo, tirando con calma fuori dalla borsa tutto quello che mi occorreva. L’accappatoio e il doccia schiuma per dopo…le ciabatte…gli occhialini…la cuffia…e il costume ? Cazzo ! Mi diedi del pirla mentalmente per almeno dieci volte mentre svuotavo del tutto la borsa per vedere se fosse finito al fondo. Non potevo crederci. L’avevo dimenticato. E ora ? Cosa fare ? Intanto i due, salutando, se ne erano appena andati e non si erano accorti del mio disappunto. Pensai che forse Max poteva avere un costume di scorta (ma dubitavo che mi sarebbe andato, poiché siamo di taglie molto diverse) o sapeva dove potevo prenderne uno (alla reception mi pareva li avessero in vendita). Così, in mutande e con le ciabatte ai piedi, tornai nel locale vasca per chiedere a Max se aveva una soluzione. Non si accorse subito di me, mentre era intento nelle vasche a stile libero, e mi ranicchiai vicino al bordo facendo gesti con le mani per farmi notare. Finalmente si fermò e si drizzò in piedi nella vasca con aria interrogativa; forse era anche un po’ seccato per aver dovuto interrompere nuovamente l’allenamento; certamente non dovette accorgersi subito che non indossavo un costume, ma un semplice slip di cotone; dissi, cercando di essere ironico: “Sai dove posso trovare un costume per uno scemo che se lo è dimenticato ?”; Max comprese subito e sorrise divertito e compassionevole, poi disse: “Dei miei non è ho altri qui, e poi non credo che ti andrebbero; ci sono quelli che vendiamo ma sono in segreteria ed ora è chiusa a chiave”. “Vabbé, dai, torno un attimo a casa; in una ventina di minuti sarò di nuovo qui; scusami”; mi voltai e mi avviai negli spogliatoi, con umore nerissimo per il contrattempo, ma Max mi fermò a metà strada urlando: “Aspetta !”; tornai ad avvicinarmi e lo guardai, aspettando di capire se gli era venuta in mente una soluzione. Appena fui nuovamente a bordo piscina, Max soggiunse serio: “Se non ti formalizzi, del costume puoi anche farne a meno; ci siamo solo te ed io, che certamente non mi scandalizzo, e poi ti ho già visto nudo”. Era vero. Nella notte dei tempi, dopo una lezione del suo corso, era venuto nello spogliatoio a dirci delle cose, a me ed agli altri corsisti, mentre facevamo la doccia nudi. Risposi sorridendo: “Se non è un problema, per me va bene così, arrivo”. Tornai nello spogliatoio con la mente in subbuglio. Questa situazione certamente non l’avevo prevista. Mi dissi, però, che questa curiosa circostanza, forse, lo avrebbe più facilmente spinto a disfarmi del costume una volta che ci fossimo trovati sotto la doccia; almeno era ciò che speravo. Mi denudai del tutto e, raccolti cuffia ed occhialini, andai, finalmente, a fare la doccia prima di entrare in vasca. Poi, comunque un po’ in imbarazzo per la strana condizione, tornai di là nel locale vasca. Lo vidi subito, appena uscito dagli spogliatoi. Dopo, in serata, ripensando a tutto ciò che era accaduto, ebbi modo di pensare che Max lo avesse messo appositamente lì, sul bordo vasca, steso per dritto ed accuratamente, proprio perché lo vedessi subito e mi rasserenassi. Il suo costume. Una macchia nera, perfettamente disposta sul bianco abbagliante del bordo vasca. Pensai che Max aveva voluto, con quel gesto, togliermi subito da ogni imbarazzo possibile; mi tuffai “a pennello” nella vasca e iniziai a fare alcuni esercizi di stretching e riscaldamento muscolare; intanto lui, terminata una vasca, si fermò al mio fianco nell’altra corsia. “Tutto bene ?”, mi chiese. “Si, tutto ok, adesso inizio”. Mentre pronunciavo queste parole, lo osservai mentre, completamente nudo, mi guardava tenendo le mani sui fianchi; come mi ero immaginato, si depilava anche il pube e aveva una mazza più o meno nella norma. Ma, soprattutto, pareva completamente a suo agio. Nuotammo per più di un’ora, fermandoci insieme di tanto in tanto (quando io mi fermavo, anche lui si fermava e mi dava dei consigli) e scambiando qualche parola. Ogni volta eravamo un po’ di più a nostro agio. Quando, all’ennesima sosta, gli dissi che ero stanco, mi rispose che anche lui ne aveva abbastanza e uscimmo insieme dalla vasca. Mentre camminavamo fianco a fianco verso lo spogliatoio mi resi conto che tutte le mie considerazioni sul suo pudore si erano rivelate errate. Avanzava con grazia e serenità e senza alcun accenno a coprirsi le parti intime. Arrivati proprio davanti agli spogliatoi recuperò il costume che aveva lasciato lì e mi seguì dentro. Senza dir nulla, prendemmo i nostri accappatoi appesi ai ganci e ci infilammo nel piccolo locale docce. Solo quando fummo entrambi sotto i getti d’acqua riprendemmo a parlare, senza mai fare cenno alla circostanza del costume. Terminammo la doccia e ci asciugammo e poi cominciammo a rivestirci. Dopo essermi messo le mutande, dissi a Max: “sei stato veramente gentile ad evitarmi di dover tornare a casa”. Max era voltato di spalle e si stava infilando una maglietta, sotto era ancora nudo. Si voltò verso di me e ancora una volta potei notare come era naturale per lui stare nudo senza problemi. Mi sorrise e, proprio mentre prendeva i suoi slip per indossarli, mi disse: “A dire il vero sei tu che mi hai fatto un favore”. Lo guardai interrogativo. Sorridendo ancora, mi confidò che in realtà al sabato, quando si ritrovava da solo, si allenava sempre nudo, cosa che ovviamente non sapeva nessuno. E, sempre ovviamente, non gli era sembrato il caso di chiedermi di adeguarmi né di mettermi in imbarazzo facendosi trovare nudo senza dirmi niente. Ma, dopo il curioso episodio della mia dimenticanza, aveva pensato che forse non avrei avuto nulla in contrario e mi aveva proposto di nuotare nudo, così, se avessi accettato, lui avrebbe fatto altrettanto. Gli dissi, allora, che non avevo notato nessuna particolare differenza a nuotare nudo e che anzi avevo avvertito delle piacevoli sensazioni, ragion per cui, potevamo continuare così. E così faremo nei sabati a venire. So per certo che Max è etero e per nessuna ragione proverò a forzare la situazione con tentativi di approccio e cose del genere. Mi basta sapere di aver raggiunto con Max un livello di intimità impensabile solo pochi giorni prima.
mercoledì 19 settembre 2012
IN SAUNA A MILANO (racconto di odori, umori e sensazioni)
Domenica pomeriggio a Milano. Sono in trasferta ed ho 4-5 ore completamente libere. Decido. Vado in sauna. Me ne hanno parlato molto bene, una delle migliori in Italia. Arrivo e mi rendo subito conto che è anche meglio di quel che pensavo. Pago l’ingresso e mentre raggiungo il mio armadietto, mi guardo intorno. E’ molto grande, l’età media è molto più bassa che altrove e la figaggine è a livelli molto elevati. Mi spoglio con discrezione e mi avvolgo l’asciugamano attorno alla vita. Mi avvio verso la porta basculante, superando le file di armadietti e il bancone del bar, che porta nell’ambiente umido vero e proprio. Entro. Nel primo ambiente c’è una grande piscina, con idromassaggio e degli ampi sedili ergonomici in marmo per sedersi dentro comodamente e stendersi anche. Di lato, delle docce e una gran quantità di appendini per gli asciugamani. Dentro la piscina ci sono circa 30 uomini, sono tutti nudi ed alcuni si stanno palesemente dando da fare, vedo molti corpi interessanti; altri chiacchierano tranquillamente; mi tolgo l’asciugamano e lo sistemo su di un appendino, poi, con passi lenti, entro anch’io in vasca, ponendomi di fianco ad un tipo che sta da solo. E’ un ragazzo più giovane di me ed è molto in forma, magro e carino. Intanto gente sale e scende dalla piscina, con mosse anche simpatiche e bizzarre che mettono curiosamente in evidenza i loro membri, palle comprese; alcuni vanno a farsi la doccia e poi rientrano nella piscina, altri passeggiano tranquilli e si avviano verso gli ambienti più interni. Chi esce dalla piscina difficilmente si preoccupa di avvolgersi nell’asciugamano. Quasi tutti girano nudi con l’asciugamano in una mano o semplicemente nudi. Il ragazzo accanto a me non mi guarda e si bea dell’idromassaggio; approfitto delle bolle e mi faccio ardito; gli metto una mano sul cazzo; non si ribella ma continua a non guardarmi; dopo qualche tocco lo sento crescere (era a riposo) tra le mie mani finché non è completamente duro; ora lo masturbo piano; nessun accenno; dopo un paio di minuti, senza preavviso, si alza, divincolandosi dalla mia mano, ed esce dalla piscina col cazzo turgido; si allontana; mentalmente lo mando affanculo; più in là c’è un tipo robusto, con un metro di spalle, ed un’aria molto infoiata; mi ci avvicino e attivo l’idromassaggio; ci guardiamo un po’ e poi a gesti mi fa capire che non gli dispiace se mi avvicino di più; dopo pochi secondi sono praticamente seduto sulle sue gambe; da dietro spinge la sua mazza turgida tra le mie natiche, senza penetrarmi si struscia ritmicamente, mentre con la mano destra ravana il mio cazzo con delicatezza. Intorno a noi, altri, più o meno esplicitamente, consumano atti sessuali di ogni tipo, anche se, considerate le circostanze, c’è molta discrezione; dopo un po’ avverto che è successo qualcosa; è venuto; l’idea che quella piscina sia piena di sborra non mi schifa, anzi mi eccita; intanto lui mi sorride, si alza e va a sciacquarsi; è tempo anche per me di esplorare oltre; vado a fare una doccia veloce, mi cingo la vita con l’asciugamano e mi dirigo nel secondo ambiente; è uno stanzone, con altre docce, al fondo del quale si intravede un corridoio che, probabilmente, porta ai camerini; nello stanzone affacciano anche una sauna e un bagno turco. Opto per il secondo. Lascio l’asciugamano attaccato ad un piolo e seguo altri due ragazzi che, altrettanto nudi, stanno entrando prima di me. E’ un ambiente strano, fatto a ferro di cavallo, con due porte all’estremità, dalle quali decine di persone entrano ed escono a ritmo continuo; c’è tantissima gente, sono tutti nudi e si sta tutti pigiati, i corpi scivolano l’uno sull’altro, madidi di sudore, ognuno tocca senza ritegno ciò che gli viene a tiro; qualcuno, più intraprendente, tenta approcci più profondi ma è impossibile, il flusso di persone consente soltanto di godere di questo enorme momento orgiastico; l’ambiente è anche molto buio e quindi non è facile distinguere chi ti sta toccando il cazzo o il culo; il tutto è molto divertente ed eccitante; adocchio un paio di persone che magari potrei coltivare una volta fuori; dopo poco però mi stufo e torno nella piscina, dopo un’altra doccia; lì incontro un tipo strano, è molto giovane, avrà 20 anni, è l’unico che indossa un costume; attacco bottone e mentre facciamo l’idromassaggio provo un paio di volte a convincerlo a togliere il costume, ma niente da fare; dice che è troppo imbarazzante; mi dice che, se voglio, possiamo appartarci in un camerino per parlare con tranquillità; prendiamo su e raggiungiamo un camerino; una volta soli mi libero immediatamente dell’asciugamano e lo stendo sotto di me; lui fa lo stesso; gli chiedo di togliersi finalmente lo slip ma non vuole; ci baciamo; parliamo un po’ di tutto, mi pare di capire che abbia grossi problemi; intanto lo accarezzo; dopo mezz’ora di discussione, finalmente, accetta di sfilarsi il costume; in effetti, proporzionalmente, ce l’ha piccolo, ma è un bel ragazzo; provo a confortarlo con parole di ammirazione per il suo corpo, ma serve a poco; non si eccita, io invece ho la mazza dura da quando siamo entrati in camerino; ad un certo punto gli faccio capire che voglio un pompino; educatamente, ma senza entusiasmo si adopera per farmi venire; vengo ed imbratto il mio asciugamano; ci salutiamo frettolosamente e lui subito esce dal camerino, mi sembra un po’ sconvolto; non credo abbia tutte le rotelle a posto; non lo vedrò più; con calma mi ricompongo ed esco a mia volta; fuori dal camerino c’è un tipo un po’ tarchiato sui 60, molto abbronzato; intuisco che è lì da un po’, probabilmente ha ascoltato ciò che accadeva dentro il camerino; mi sorride e mi fa “bravo !”; gli sorrido a mia volta e mi allontano. Ho bisogno di una doccia e poi voglio uscire di lì.
ORCO BEACH
Il torrente Orco, del quale ho già accennato in un altro racconto, è stato, per la mia maturazione bisex, un elemento molto importante, direi determinante. Lì ho conosciuto decine, anzi centinaia, di uomini, sposati o impegnati come me, che vanno in quel posto a cercare ciò che in casa non possono avere. Lo frequento da circa 15 anni, quando, di domenica pomeriggio, ho iniziato a frequentarlo, arrivandoci il più delle volte in bici da casa. Ne avevo sentito parlare in giro, sui giornali e sul web, e sapevo che lì si ritrovavano (e ancora si ritrovano…) gay e nudisti di tutto il circondario, in un ambiente naturale molto piacevole ed abbastanza riservato. Non ricordo esattamente cosa è accaduto le prime volte che ci sono andato. Ricordo solo che all’epoca era frequentato molto anche da marchettari, che evitavo, in cerca di clienti. Le prime volte ero un po’ impreparato su tutto e mi limitavo più che altro ad osservare i moltissimi uomini nudi, di tutte le età, che prendevano il sole, ed intuivo alcuni movimenti “strani” di alcuni di loro che si appartavano nella boscaglia. Dopo i primi approcci con il luogo, cercando di non dare troppo nell’occhio a casa, iniziai ad attrezzarmi per i miei scopi. Acquistai quindi dei costumi e dei completi pantaloncini/maglietta, da usare quando andavo lì. Mi procurai un lucchetto per la catena della bici e uno zainetto multiuso. Così, iniziai a frequentare il posto in maniera più adeguata e senza dare troppo nell’occhio. Appena arrivavo sul posto, lasciavo la bici legata ad un albero e mi toglievo tutto o quasi tutto di dosso (a seconda dell’atmosfera che c’era), addentrandomi tra le spiaggette ed il bosco circostante. Lì ho provato per la prima volta l’ebbrezza del nudismo e del passeggiare nudi, cosa che faccio tuttora, anche al netto degli altri reconditi scopi. Le prime volte, appena nudo, o in slip, mi assaliva un’erezione persino imbarazzante; poi ho imparato a controllarmi un po’ di più. Intorno a me incontravo uomini più o meno nudi o seminudi che occhieggiavo con attenzione, attendendo magari un segnale positivo per un approccio. La maggior parte di essi erano palesemente gay e spesso mi ci sono accompagnato, anche se senza troppa soddisfazione, specialmente quelli che “scheccheggiavano”. Ma ho scoperto, anche chiacchierandoci o approcciandoli, che altri invece erano impegnati anche con l’altro sesso e, nel tempo, ho iniziato a preferirli sempre più. Oggi mi capita raramente di accettare un incontro con un gay. Invece, con i bisex, o presunti tali, ne ho combinate di tutti i colori: ogni rapporto ortodosso immaginabile, attivo e passivo, anche orgette di 4 o 5 persone, ponendo l’asticella dei pudori ogni volta un po’ più su, fino a liberarmi del tutto, o quasi, di ogni tabù. E’ stato proprio lì che, vedendo altri bisex farlo con estrema naturalezza, ho accettato, volta per volta, prima l’orale e poi l’anale passivo ed il fatto di farmi venire in bocca, tutte cose che inizialmente ritenevo troppo “femminili” e che, invece, ho scoperto essere tranquillamente praticabili anche nel rapporto uomo a uomo, senza per questo perdere in virilità. La chiave di tutto risiede, secondo me, nel fatto che quegli uomini cercano proprio un altro uomo disposto a fare certe cose, e non un surrogato di una donna. Enumerare o raccontare nel dettaglio tutto quello che mi è successo all’Orco è, praticamente, impossibile. Dalle prime esperienze di “birdwacthing” nei confronti di un gruppo di eterissimi e bellissimi modelli torinesi che venivano all’Orco a prendere il sole nudi e non avevano nessuna intenzione di “consumare” alcunché con la restante “fauna” del luogo al rumeno magrissimo (ma molto determinato) che mi sono fatto (leggasi: inculato) pubblicamente su di una spiaggetta non troppo riservata, con tanti uomini nudi, giovani e meno giovani, che ci passavano accanto senza osare di avvicinarsi, i cui lubrici sguardi alla nostra “cavalcata” mi hanno eccitato moltissimo. Dal “padre di famiglia” che dopo avermi fatto il primo pompino della sua vita era fuori di sé dall’imbarazzo al panzuto ed improbabile tipo che, con una lunga manovra molto astuta, è riuscito, dopo 2 ore di chiacchiere, ad avere ragione della mia verginità anale tra la mia totale incredulità per la mia accondiscendenza. Dal tipo, con il quale non ho fatto niente, che voleva gli dicessi che volevo un figlio da lui al separato con il quale abbiamo irretito un giovane pastorello, spingendolo, eccitato dalle nostre ardite acrobazie nudiste, a masturbarsi, dopo essersi spogliato tutto nudo, sull’altra sponda del torrente. Grazie, Orco !
Un massaggio davvero rilassante
Dopo aver patito un terribile mal di schiena per un paio di settimane, su consiglio del mio medico, mi sono recato in un centro estetico dove praticano anche massaggi, per prenotare una serie di trattamenti. La receptionist, alla quale mi sono rivolto, mi ha fatto alcune domande ed ha esaminato brevemente la documentazione medica che avevo portato con me, poi mi ha fissato un appuntamento per la settimana successiva con un massaggiatore, che mi ha detto chiamarsi “Cuba”. Tornando a casa, mi sono immaginato che si trattasse di un sudamericano e ho atteso con ansia il passare dei giorni che mi separavano dal mio primo appuntamento, speranzoso che si trattasse di un bel ragazzo di colore. Sono rimasto quindi un po’ sorpreso quando, al giovedì successivo, mi sono recato nuovamente al centro per il mio primo massaggio e, dopo aver espletato le formalità burocratiche, sono stato avvicinato da un tipo sui 40 anni, di chiara origine esteuropea che tendendomi la mano mi dice: “Piacere, Kouba !”. Ho scoperto in seguito che il mio massaggiatore viene dalla Repubblica Ceca. Mentre ci dirigevamo nello studio l’ho osservato. Era tutto sommato un bell’uomo, alto e con un torace molto muscoloso e sviluppato ed un corpo molto massiccio. Arrivati nella stanza del massaggio, Kouba mi ha chiesto di porgergli le lastre che avevo con me e mi ha detto che potevo iniziare a spogliarmi, tenendo l’intimo. Avvicinatomi così alla sedia che c’era vicino al lettino per i massaggi, mi sono tolto scarpe, pantaloni e camicia; faceva già molto caldo e non indossavo la t-shirt intima, sono rimasto così con addosso solo un boxer bianco elasticizzato. Anche Kouba era tutto vestito di bianco, con una divisa composta da un pantalone e una giacca con una fila di bottoni posta di lato. L’ultimo bottone era sbottonato e la stoffa di cotone era ripiegata all’esterno. Ho così potuto notare che il mio massaggiatore era abbastanza peloso, poiché un ciuffo di peli neri spiccava sulla pelle bianchissima e si inoltrava fino alla piega del collo. Era inoltre evidente che, sotto la giacca, egli non indossava altro poiché le punte dei capezzoli erano molto pronunciate al di sotto di essa. Kouba, terminato di esaminare le mie lastre, mi ha fatto distendere a pancia in giù sul lettino. Gli ho detto che il maggior dolore lo avvertivo nella zona lombare. Egli allora mi ha preso l’orlo dei boxer e li ha abbassati leggermente, pur senza scoprirmi completamente il sedere. Poi l’ho sentito trafficare con delle boccettine e poco dopo ha iniziato a massaggiarmi energicamente, aiutandosi con degli oli e delle creme ed affondando sempre più le sue possenti mani nella mia schiena. Il tutto è durato circa tre quarti d’ora, poi Kouba mi ha passato su tutta la schiena un asciugamano di spugna per togliermi i residui di olio in eccesso e mi ha riposizionato delicatamente il boxer, dicendomi che avevamo finito, dopodiché mi sono rivestito e l’ho ringraziato dandogli appuntamento per il giovedì successivo. Nelle settimane seguenti l’appuntamento con Kouba è divenuto una piacevole consuetudine. Il nostro rapporto era sempre più cordiale, pur se improntato alla massima professionalità. Un paio di volte mi era capitato di eccitarmi mentre mi toccava, ma ero sempre riuscito a tornare in stato di “quiete” al momento di voltarmi per alzarmi dal lettino. Tutto questo fino al fatidico giovedì in cui le cose cambiarono in maniera inaspettata. Quel giorno, entrando nello studio di Kouba, gli dissi che avvertivo un particolare dolore abbastanza forte ed intenso alla coscia destra; ovviamente, era vero; Kouba mi fece spogliare come al solito e poi mi fece stendere sul lettino per toccarmi il punto che mi doleva, dopodiché mi disse con sguardo severo e quasi nervoso: “E’ la sciatica”. Mi disse allora che per trattare quella zona che comprendeva la coscia e tutto il gluteo sarebbe stato opportuno togliermi anche l’intimo che certamente si sarebbe sporcato con l’olio; inoltre il boxer limitava in ogni caso le sue possibilità di manovra sulla parte. Inutile dire che la notizia mi mise subito in tensione. Lui invece, risoluto e serio, prese un asciugamano e lo pose al centro del lettino e mi disse: “esco un attimo, togliti le mutande e stenditi sul lettino come al solito”. Non capii subito che era uscito per una premura verso il mio pudore. Feci come mi aveva detto. Rientrò dopo pochi attimi e mi stese un altro telo di spugna più piccolo sul sedere e iniziò a massaggiarmi spostandolo di volta in volta secondo necessità. Durante il massaggio pensai più volte al momento in cui avrei dovuto alzarmi dal lettino, chiedendomi come avrei dovuto comportarmi, ma al termine del massaggio, dopo aver asciugato l’olio come sempre, Kouba si precipitò fuori dalla stanza in meno di un secondo. Capii, allora, che era nuovamente uscito per consentirmi di rivestirmi in tranquillità, riservatamente, e così feci, ma promisi a me stesso che la volta successiva le cose sarebbero andate diversamente. Sette giorni dopo arrivai al centro con un po’ di anticipo e attesi il mio turno in sala d’attesa rimuginando nella mente il piano che mi ero preparato. Quando fu il mio turno, Kouba mi accolse cordialmente come sempre e come ogni volta, stringendomi la mano, mi chiese “Come va ?”. Non risposi, accennando solo un mezzo sorriso, e scavalcatolo mi avvicinai come sempre alla sedia dove appoggiavo i miei vestiti; mi sfilai le scarpe e mi tolsi rapidamente camicia e pantaloni mentre Kouba mi osservava immobile appoggiato al tavolino delle creme e degli oli. Poi con una manovra rapida e decisa mi sfilai i boxer e li appoggiai sulla solita sedia dicendo: “la sciatica fa ancora male”, poggiando una mano sul lettino e guardandolo dritto in faccia; Kouba improvvisamente si animò in preda a grande agitazione; certamente non si aspettava che mi mostrassi nudo e mi parve molto imbarazzato dalla situazione. Voltandosi, prese precipitosamente un telo e, come la volta prima, lo pose sul lettino, passandomi di fianco e con lo sguardo basso cercando di non guardarmi. Poi mi stesi sul lettino e mi pose il telo piccolo sulle natiche, iniziando il suo trattamento. Dopo una decina di minuti passati in silenzio (non parlavamo quasi mai durante i massaggi), Kouba all’improvviso disse: “scusami, non avevo capito che ti faceva ancora male il nervo sciatico”; mi sentii avvampare poiché capii che quelle scuse erano riferite al fatto che mi ero nuovamente dovuto spogliare del tutto, ma stavolta con lui presente. Evidentemente, pensai, se glielo avessi detto prima di spogliarmi, egli avrebbe apprestato subito il telo sul lettino e poi sarebbe uscito dalla stanza come sette giorni prima, e mi chiesi se avesse anche solo minimamente capito che in realtà avevo appositamente evitato di dirglielo fino all’ultimo momento proprio perché volevo che fosse lì quando mi toglievo l’intimo. Attesi ancora qualche attimo e poi replicai: “Kouba, non c’è niente di male se mi vedi tutto nudo, non devi farti problemi; non è necessario che tu esca ogni volta”. Egli rispose: “Beh, infatti, per me non è un problema. Ma si tratta del protocollo. La proprietà ci chiede di fare così, per rispettare la privacy del cliente”. Tornai a ribattere: “Beh, a essere sincero, mi imbarazza molto di più vederti uscire dalla stanza, come se ci fosse da nascondere chissà che cosa”. Restammo in silenzio per tutto il resto del massaggio, ma quando fu il momento di alzarmi dal lettino, dopo che Kouba mi aveva asciugato l’olio, egli rimase lì al mio fianco senza muoversi ed io mi alzai con naturalezza, mostrandomi nuovamente nudo senza imbarazzo e sorridendogli. Rispose al mio sorriso, sorridendo a sua volta. Poi mi vestii mentre lui metteva un po’ d’ordine. Lo salutai stringendogli la mano senza immaginare che 7 giorni dopo avrei colto il frutto di quella “semina”. Il giovedì seguente, appena fui entrato nello studio, Kouba, stringendomi la mano, mi disse: “Come va la sciatica ? Preparo il telo ?”; gli dissi che effettivamente avrei gradito ancora una ripassata al nervo sciatico e cominciai a spogliarmi con più naturalezza delle altre volte; al momento di togliermi le mutande, Kouba rimase al suo posto accanto al lettino, senza fare una piega e senza abbassare lo sguardo; mi posi, come al solito, a pancia in sotto e attesi, come ogni volta, il primo getto di olio riscaldato sulla mia pelle; pochi attimi dopo sentii l’imponente figura di Kouba sopra di me e avvertii il primo fiotto di olio sulla mia natica destra ma, inaspettatamente, un rivolo d’olio si insinuò nel solco tra le natiche e Kouba, immediatamente, e dicendo piano: “scusa, scusa”, si precipitò a tamponarlo con un piccolo telo di cotone, asciugando con delicatezza l’olio finito ormai sulla parete del perineo. Quel tocco leggero e setoso mi eccitò moltissimo e, in maniera naturale, senza potermi in alcun modo sottrarre, inarcai i glutei, così come tante volte avevo fatto quando nell’intimità con i miei partner maschili mi si toccava quella zona. Kouba, allora, si fermò un attimo; probabilmente non doveva essergli sfuggita la mia sottile eccitazione; intanto, sotto di me, anche il membro dava chiari segni di risveglio ed ora ero io a sentirmi in totale imbarazzo per avergli mostrato senza vergogna quanto avessi goduto di quell’imprevisto; ma dopo un momento, con mia sorpresa, Kouba, riprese a tamponare, con ancora maggior delicatezza, il solco delle natiche scendendo nuovamente fino al perineo; stavolta, senza remora alcuna, non mi limitai ad inarcare leggermente i glutei con un moto di piacere ma allargai anche un po’ le natiche; anche se stavo superando ogni limite di decenza e pudore, mi era impossibile dissimulare il piacere di quel momento ! Alle mie spalle, sentii che nuovamente Kouba si era fermato e, con la coda dell’occhio, lo vidi muoversi a passi lenti allontanandosi dal lettino. Che intenzioni aveva ? Anche se speravo fin dal primo giorno che prima o poi sarebbe capitato qualcosa di speciale, rimasi comunque sorpreso quando vidi che si avvicinava alla porta della stanza e, con un colpo secco, la chiuse a chiave. Per un attimo i nostri sguardi si incrociarono e intravidi nel suo molta decisione e sicurezza. Riposi quindi il capo nell’apposito vano del lettino e attesi. Pochi attimi dopo un nuovo rivolo di olio mi inondava il solco delle natiche, ma stavolta si intuiva che la direzione non era casuale, ma voluta; poi sentii le due larghe mani di Kouba insinuarsi contemporaneamente sui miei glutei, massaggiandoli energicamente e, a mano a mano, ad ogni passaggio i suoi pollici si avvicinavano sempre più al buco, sfiorandolo, ora uno ora l’altro, con sempre maggiore vigore. Ancora incredulo per l’evolversi della situazione, mi lasciai andare completamente, mentre con dolcezza il suo pollice sinistro, completamente unto, iniziava a penetrarmi. Inarcai nuovamente il sedere in segno di godimento ed allora avvertii che, nel frattempo, la mano destra di Kouba si insinuava avidamente tra le mie cosce alla ricerca del mio membro. Me lo carezzò, ungendolo, in lungo e in largo per alcuni secondi e poi improvvisamente lo sentii allontanarsi. Alzai allora la testa e mi voltai leggermente per vedere cosa stesse facendo Kouba. Aveva preso un telo dall’armadietto alla nostra destra e con quello si asciugava lentamente le mani e le braccia. Ci guardammo e stavolta mi sorrise in maniera complice. Poi cominciò a sbottonarsi la giacca, riavvicinandosi al lettino. Quando mi fu vicino se la tolse del tutto e la poso su di una sedia. Come immaginavo, sotto era a torso nudo. Poi si abbassò verso di me e mi baciò lievemente la schiena, mentre, dal rumore, intuii che stava trafficando con la lampo dei pantaloni; infatti quando si levò su nuovamente, aveva la patta aperta e con un semplice movimento delle gambe si disfece dei pantaloni, rimanendo in mutande. Intanto io, audace, avevo allungato la mano e gli carezzavo il torace villoso, gemendo di piacere. Si mise le dita nelle mutande e capii che voleva toglierle, ma lo fermai e lo feci spostare, ponendolo davanti al mio viso tenendogli le mani; poi, sporgendomi un po’, cominciai a leccargli tutto intorno il profilo del suo cazzo, che era già durissimo, da sopra le mutande. Quindi, qualche attimo dopo, io stesso insinuai le mani nel suo intimo spingendolo con dolcezza verso il basso finché il suo membro non fu del tutto scoperto. Mentre le mutande finivano ai suoi piedi, senza perdere tempo mi fiondai su quella mazza turgida all’inverosimile e iniziai a spompinarlo con foga. Intanto, anche se non era necessario, con le mani mi teneva la testa spingendomi sempre più verso di lui; questa sensazione di possesso mi eccitò tantissimo. Continuai il mio lavoretto con entusiasmo e passione finché Kouba non tentò di divincolarsi un paio di volte dalla stretta delle mie mani che intanto gli avevano cinto la vita. Ma resistetti, intuendo che stava per venire, poiché volevo che ciò accadesse tra le mie labbra; infatti, dopo pochi attimi, con gemiti appena trattenuti e scuotendosi tutto mi schizzò in bocca un fiotto caldo e salato di sborra che mi finì dritto nella gola ! Mollai allora la presa e lui si andò a lavare al lavandino le mani e il cazzo gocciolante. Poi prese le mutande e se le rimise e si avvicinò nuovamente al lettino dove lo attendevo tutto fremente. “Voltati” mi disse. Mi girai, esibendo la mia totale erezione, in attesa di capire le sue intenzioni. Si unse nuovamente le mani con l’olio e lo vidi fiondarsi sul mio cazzo con entrambe le mani; probabilmente voleva farmi una sega, ma lo fermai prima che potesse avvinghiarlo e dissi: “Aspetta !”. Detto ciò mi levai su in piedi e scesi dal lettino, poi, senza indugio, mentre lui mi osservava con le mani unte, mi avvicinai dietro di lui e gli abbassai nuovamente le mutande; senza opporre resistenza, alzò i piedi perché gliele potessi sfilare e così fu. Poi, mentre mi rimettevo sul lettino, dissi: “preferisco così”. Sorridendo mi cinse il cazzo con le sue mani impiastricciate di olio e cominciò a menarmelo. Dopo un po’, sentendomi molto eccitato, una delle due mani la insinuò nuovamente tra i miei glutei e mi penetrò prima con un dito e poi con due. Pochi attimi ed emisi un violento schizzo di sborra che finì un po’ sulla mia pancia e un po’ tra le sue mani. Si abbassò dolcemente su di me e mi protese le labbra. Ci baciammo. Da quella volta i nostri appuntamenti si sono sempre svolti “a porte chiuse” in total naked, per me e per lui, ed ogni volta, prima che finisca il tempo a disposizione, schizzi di sborra fiottano da entrambi i nostri membri con eguale impeto e violenza. Dopo un’iniziale titubanza, anche Kouba ha accettato di “visitarmi” oralmente (non l’aveva mai fatto, ma ha ammesso che non gli dispiace) ed ora sto cercando di convincerlo a farmi finire in bocca il lavoretto, ma è ancora sostenuto su questo. Spero che prima o poi si lasci andare. Nessuna difficoltà invece nel farci penetrare reciprocamente i nostri profondi recessi con le altrui dita, uno o anche due alla volta. Per “altro” siamo ancora entrambi vergini. Chissà…magari in seguito…
giovedì 6 settembre 2012
IMPROVVISAMENTE L’ESTATE SCORSA…
Al mattino, come sempre, a colazione arrivammo quando loro erano già andati via e così rividi Matteo soltanto in spiaggia. Seduti sotto l’ombrellone, verso le 11, finalmente ci ritrovammo soli mentre tutti i nostri familiari erano impegnati nelle attività dell’animazione. Alzando la testa da un giornale sportivo, Matteo mi chiese: “tutto Ok stanotte ?”. “Si” risposi, senza aggiungere particolari; “e tu ?” aggiunsi; “boh, mio padre si è svegliato mentre facevo la doccia e mi è venuto a chiedere come mai fossi in piedi alle 5 di mattina; ma gli ho solo detto che avevo troppo caldo; non ci sarebbe stato niente di male a dirgli che ero uscito, ma non voglio che si preoccupi”, poi dopo un attimo di pausa disse: “ma la prossima volta dobbiamo andare organizzati !”; “certamente !”, risposi; non ebbi il coraggio, però, di riprendere l’argomento durante quel giorno e di provare a fissare il nuovo appuntamento; ciononostante, quella notte mi alzai verso l’una e trenta e andai in veranda, speranzoso di trovarlo nuovamente lì, anche se non faceva caldo come la notte precedente; attesi un’ora ma non accadde nulla. Nei giorni successivi attesi un cenno da lui, in spiaggia o al ristorante, ma niente; oramai mi stavo quasi rassegnando all’idea che non ci sarebbe stata un’altra occasione e che la sua pronunciata intenzione era stato solo un atto di cortesia, quando inaspettatamente il giovedì sera mi si avvicinò allo spettacolo serale e mi disse con aria circospetta: “mi pare che stasera faccia molto caldo”, e intanto sorrideva un po’ malizioso; lo guardai con aria interrogativa ma senza dir niente; e allora lui aggiunse: “che ne dici di andare stanotte ?”; non c’era bisogno di specificare altro, il dove e il cosa; eccitatissimo all’idea di un altro bagno notturno in sua compagnia, dissi soltanto “buona idea…ma stavolta organizzati !” e ci mettemmo a ridere; ci demmo appuntamento per l’una; rientrato nel residence con la famiglia, prima di andare a letto, con molta attenzione, cercando di non dare nell’occhio, mi preparai le cose: una canottiera, un costume a slip, uno zainetto, un telo mare e anche lo shampoo e poi andammo tutti a dormire. Verso la mezza mi alzai con movimenti lenti e felpati e, come l’altra volta, andai in soggiorno; indossai il costume e la canottiera e misi le altre cose nello zaino, poi uscii in veranda, e attesi che si facesse l’una; a quel punto rientrai in camera, presi le chiavi e uscii, sempre facendo attenzione a non fare rumore; Matteo, in pantaloncini e maglietta, era già fuori dal suo appartamento e, appena mi vide, mi sembro sorpreso di vedermi con lo slip da bagno. “Pensavo che anche stanotte avremmo fatto il bagno senza costume !”, disse ridendo. “Infatti ! Non appena arrivo in spiaggia lo tolgo !”, confermai, pronto e divertito. E così feci. Appena arrivammo nella stessa spiaggia dell’altra volta, senza neanche attendere di essere a riva di mare, mi tolsi provocatoriamente il costume (la maglietta l’avevo già tolta, come del resto anche Matteo, strada facendo), poi posai le mie cose, zaino compreso, sulla sabbia, e iniziai a correre verso il mare e mi ci tuffai. Dopo un po’ Matteo, sorpreso dalla mia manovra repentina, arrivò anch’egli a riva di mare portando con sé anche le mie cose e, dopo aver sistemato bene tutto sulla sabbia, si tolse il pantaloncino. Mi rallegrai nel constatare che non indossava altro. Mi disposi, allora, lì dove l’acqua mi arrivava fino alle ginocchia, in modo da schizzarlo mentre entrava in acqua, ma quello che vidi mentre si avvicinava con passi lenti e sicuri mi bloccò. Senza minimamente porsi il problema di nasconderla, avanzava verso di me esibendo una totale erezione, quasi con aria di sfida. Per stemperare la mia tensione per quell’improvviso imprevisto, provai a scherzare dicendo: “ti vedo molto teso, stasera !” indicando platealmente con la testa il suo pube. In realtà quello più teso ero io poiché sentii arrivare un calore dall’interno e che anche per me si stava sviluppando tra le mie cosce un inevitabile alzabandiera. Quando mi arrivò vicino non sapevo più cosa fare; ormai anche io ero completamente turgido e mi chiesi se, nonostante tutto, mi avrebbe chiesto spiegazioni del mio stato di eccitazione; dovetti invece rendermi conto che non sembrava affatto sorpreso di vedermi in quello stato. Anzi, sorrideva ! Del resto anche lui esibiva un birillo completamente dritto ! Quando mi fu vicino, senza parlare, mi prese delicatamente il membro con la mano destra e iniziò a scappellarmelo. Non ero certo preparato ad una evoluzione così rapida della situazione ma mi dissi che era ciò che volevo sin dal primo momento e che non era il caso di sottilizzare, così, con calma, feci la stessa cosa a lui. Iniziammo a masturbarci reciprocamente guardandoci dritto negli occhi finché le nostre teste non si avvicinarono e dischiudemmo le bocche in un bacio virile ed irruente. Senza staccare le nostre labbra, le mani si fecero sempre più audaci e mentre le rispettive destre percorrevano sempre più rapidamente la superficie dei nostri cazzi, le sinistre si insinuavano sulla pelle dell’altro accarezzandola freneticamente in ogni punto. In breve fummo vinti dall’eccitazione e spostandoci più a riva, cademmo quasi a corpo morto nell’acqua bassa, dove, sempre avvinghiati, continuammo a segarci appassionatamente fino all’esplosione quasi contemporanea dei nostri umori. Appena fummo venuti, dopo un attimo di tregua durante il quale rimanemmo abbracciati senza fiatare, Matteo si alzò di scatto e tornò a tuffarsi, seguito da me. Ci rincorremmo per un po’, ridendo ed acchiappandoci tra cadute e abbracci finché, stanchi e stremati, riguadagnammo la riva tenendoci per mano, pur senza tenerezza. Ci adagiammo l’uno accanto all’altro sul bagnasciuga e restammo per qualche secondo in silenzio, appoggiati sui gomiti, rimirando, ormai senza pudore, ogni centimetro di pelle dell’altro. Fu Matteo a rompere il silenzio, chiedendomi piano, quasi con timore: “Tutto Ok ?”. In effetti ero un po’ stranito dal fatto che la situazione da me sognata si fosse tramutata in realtà e, forse, dovevo sembrargli un po’ dubbioso e pentito su ciò che era accaduto poco prima. Non risposi alla sua domanda, ma rilanciai con curiosità un’altra domanda che era implicitamente una risposta alla sua: “Come l’hai capito ?”. Sorrise di più, credo anche rinfrancato dal mio tono tranquillo e rilassato che denunziava un’assoluta serenità riguardo a quello che avevamo fatto. “E’ da quando ci siamo conosciuti che mi guardi in un modo ! Diciamo che ho captato dei segnali. L’altra sera pensavo, ad un certo punto, che mi saresti saltato addosso ma siccome non è accaduto ho quasi pensato di essermi sbagliato e di aver capito male, così stasera ho deciso che toccava a me venire a vedere le tue carte…e ho scoperto che non mi ero sbagliato”. Sorrisi e gli accarezzai dolcemente il torace. Nelle notti seguenti scoprii che la moglie lo aveva lasciato dopo che lo aveva sorpreso a letto con un collega di lavoro, che era stato il suo primo flirt al maschile, e che ora si concedeva, come me, senza particolari problemi, avventure con persone di entrambi i sessi. Tornammo su quella spiaggia altre 4 volte (praticamente una sera si e una no…) approfondendo sempre più le nostre effusioni, passando dalla masturbazione al rapporto orale e da quello al rimming ed alle stimolazioni anali con le dita (lui non aveva ancora avuto rapporti anali completi e mi confessò di averne paura ma riuscii ugualmente a rilassarlo fino a penetrarlo con due dita). L’ultima sera prima della partenza, anche se un po’ riluttante (in questi casi voglio sempre essere ricambiato…) gli concessi di penetrarmi. Fu molto delicato, anche in considerazione del fatto che si trattava del più grosso calibro con il quale avevo mai avuto a che fare. Poi, per rifarmi della mancata reciprocità, volli venirgli in bocca, dopo che mi aveva spompinato per un’ultima volta. Tornammo nei nostri appartamenti quasi all’alba e sulla soglia ci demmo l’ultimo bacio. Decidemmo insieme di non scambiarci i numeri di telefono e di lasciare al caso un eventuale nuovo incontro, che credo non capiterà mai, anche se l’intensità di quelle notti in riva al mare, nudi ed avvinghiati, mi resterà certamente nella mente per molto tempo.
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