Dopo aver patito un terribile mal di schiena per un paio di settimane, su consiglio del mio medico, mi sono recato in un centro estetico dove praticano anche massaggi, per prenotare una serie di trattamenti. La receptionist, alla quale mi sono rivolto, mi ha fatto alcune domande ed ha esaminato brevemente la documentazione medica che avevo portato con me, poi mi ha fissato un appuntamento per la settimana successiva con un massaggiatore, che mi ha detto chiamarsi “Cuba”. Tornando a casa, mi sono immaginato che si trattasse di un sudamericano e ho atteso con ansia il passare dei giorni che mi separavano dal mio primo appuntamento, speranzoso che si trattasse di un bel ragazzo di colore. Sono rimasto quindi un po’ sorpreso quando, al giovedì successivo, mi sono recato nuovamente al centro per il mio primo massaggio e, dopo aver espletato le formalità burocratiche, sono stato avvicinato da un tipo sui 40 anni, di chiara origine esteuropea che tendendomi la mano mi dice: “Piacere, Kouba !”. Ho scoperto in seguito che il mio massaggiatore viene dalla Repubblica Ceca. Mentre ci dirigevamo nello studio l’ho osservato. Era tutto sommato un bell’uomo, alto e con un torace molto muscoloso e sviluppato ed un corpo molto massiccio. Arrivati nella stanza del massaggio, Kouba mi ha chiesto di porgergli le lastre che avevo con me e mi ha detto che potevo iniziare a spogliarmi, tenendo l’intimo. Avvicinatomi così alla sedia che c’era vicino al lettino per i massaggi, mi sono tolto scarpe, pantaloni e camicia; faceva già molto caldo e non indossavo la t-shirt intima, sono rimasto così con addosso solo un boxer bianco elasticizzato. Anche Kouba era tutto vestito di bianco, con una divisa composta da un pantalone e una giacca con una fila di bottoni posta di lato. L’ultimo bottone era sbottonato e la stoffa di cotone era ripiegata all’esterno. Ho così potuto notare che il mio massaggiatore era abbastanza peloso, poiché un ciuffo di peli neri spiccava sulla pelle bianchissima e si inoltrava fino alla piega del collo. Era inoltre evidente che, sotto la giacca, egli non indossava altro poiché le punte dei capezzoli erano molto pronunciate al di sotto di essa. Kouba, terminato di esaminare le mie lastre, mi ha fatto distendere a pancia in giù sul lettino. Gli ho detto che il maggior dolore lo avvertivo nella zona lombare. Egli allora mi ha preso l’orlo dei boxer e li ha abbassati leggermente, pur senza scoprirmi completamente il sedere. Poi l’ho sentito trafficare con delle boccettine e poco dopo ha iniziato a massaggiarmi energicamente, aiutandosi con degli oli e delle creme ed affondando sempre più le sue possenti mani nella mia schiena. Il tutto è durato circa tre quarti d’ora, poi Kouba mi ha passato su tutta la schiena un asciugamano di spugna per togliermi i residui di olio in eccesso e mi ha riposizionato delicatamente il boxer, dicendomi che avevamo finito, dopodiché mi sono rivestito e l’ho ringraziato dandogli appuntamento per il giovedì successivo. Nelle settimane seguenti l’appuntamento con Kouba è divenuto una piacevole consuetudine. Il nostro rapporto era sempre più cordiale, pur se improntato alla massima professionalità. Un paio di volte mi era capitato di eccitarmi mentre mi toccava, ma ero sempre riuscito a tornare in stato di “quiete” al momento di voltarmi per alzarmi dal lettino. Tutto questo fino al fatidico giovedì in cui le cose cambiarono in maniera inaspettata. Quel giorno, entrando nello studio di Kouba, gli dissi che avvertivo un particolare dolore abbastanza forte ed intenso alla coscia destra; ovviamente, era vero; Kouba mi fece spogliare come al solito e poi mi fece stendere sul lettino per toccarmi il punto che mi doleva, dopodiché mi disse con sguardo severo e quasi nervoso: “E’ la sciatica”. Mi disse allora che per trattare quella zona che comprendeva la coscia e tutto il gluteo sarebbe stato opportuno togliermi anche l’intimo che certamente si sarebbe sporcato con l’olio; inoltre il boxer limitava in ogni caso le sue possibilità di manovra sulla parte. Inutile dire che la notizia mi mise subito in tensione. Lui invece, risoluto e serio, prese un asciugamano e lo pose al centro del lettino e mi disse: “esco un attimo, togliti le mutande e stenditi sul lettino come al solito”. Non capii subito che era uscito per una premura verso il mio pudore. Feci come mi aveva detto. Rientrò dopo pochi attimi e mi stese un altro telo di spugna più piccolo sul sedere e iniziò a massaggiarmi spostandolo di volta in volta secondo necessità. Durante il massaggio pensai più volte al momento in cui avrei dovuto alzarmi dal lettino, chiedendomi come avrei dovuto comportarmi, ma al termine del massaggio, dopo aver asciugato l’olio come sempre, Kouba si precipitò fuori dalla stanza in meno di un secondo. Capii, allora, che era nuovamente uscito per consentirmi di rivestirmi in tranquillità, riservatamente, e così feci, ma promisi a me stesso che la volta successiva le cose sarebbero andate diversamente. Sette giorni dopo arrivai al centro con un po’ di anticipo e attesi il mio turno in sala d’attesa rimuginando nella mente il piano che mi ero preparato. Quando fu il mio turno, Kouba mi accolse cordialmente come sempre e come ogni volta, stringendomi la mano, mi chiese “Come va ?”. Non risposi, accennando solo un mezzo sorriso, e scavalcatolo mi avvicinai come sempre alla sedia dove appoggiavo i miei vestiti; mi sfilai le scarpe e mi tolsi rapidamente camicia e pantaloni mentre Kouba mi osservava immobile appoggiato al tavolino delle creme e degli oli. Poi con una manovra rapida e decisa mi sfilai i boxer e li appoggiai sulla solita sedia dicendo: “la sciatica fa ancora male”, poggiando una mano sul lettino e guardandolo dritto in faccia; Kouba improvvisamente si animò in preda a grande agitazione; certamente non si aspettava che mi mostrassi nudo e mi parve molto imbarazzato dalla situazione. Voltandosi, prese precipitosamente un telo e, come la volta prima, lo pose sul lettino, passandomi di fianco e con lo sguardo basso cercando di non guardarmi. Poi mi stesi sul lettino e mi pose il telo piccolo sulle natiche, iniziando il suo trattamento. Dopo una decina di minuti passati in silenzio (non parlavamo quasi mai durante i massaggi), Kouba all’improvviso disse: “scusami, non avevo capito che ti faceva ancora male il nervo sciatico”; mi sentii avvampare poiché capii che quelle scuse erano riferite al fatto che mi ero nuovamente dovuto spogliare del tutto, ma stavolta con lui presente. Evidentemente, pensai, se glielo avessi detto prima di spogliarmi, egli avrebbe apprestato subito il telo sul lettino e poi sarebbe uscito dalla stanza come sette giorni prima, e mi chiesi se avesse anche solo minimamente capito che in realtà avevo appositamente evitato di dirglielo fino all’ultimo momento proprio perché volevo che fosse lì quando mi toglievo l’intimo. Attesi ancora qualche attimo e poi replicai: “Kouba, non c’è niente di male se mi vedi tutto nudo, non devi farti problemi; non è necessario che tu esca ogni volta”. Egli rispose: “Beh, infatti, per me non è un problema. Ma si tratta del protocollo. La proprietà ci chiede di fare così, per rispettare la privacy del cliente”. Tornai a ribattere: “Beh, a essere sincero, mi imbarazza molto di più vederti uscire dalla stanza, come se ci fosse da nascondere chissà che cosa”. Restammo in silenzio per tutto il resto del massaggio, ma quando fu il momento di alzarmi dal lettino, dopo che Kouba mi aveva asciugato l’olio, egli rimase lì al mio fianco senza muoversi ed io mi alzai con naturalezza, mostrandomi nuovamente nudo senza imbarazzo e sorridendogli. Rispose al mio sorriso, sorridendo a sua volta. Poi mi vestii mentre lui metteva un po’ d’ordine. Lo salutai stringendogli la mano senza immaginare che 7 giorni dopo avrei colto il frutto di quella “semina”. Il giovedì seguente, appena fui entrato nello studio, Kouba, stringendomi la mano, mi disse: “Come va la sciatica ? Preparo il telo ?”; gli dissi che effettivamente avrei gradito ancora una ripassata al nervo sciatico e cominciai a spogliarmi con più naturalezza delle altre volte; al momento di togliermi le mutande, Kouba rimase al suo posto accanto al lettino, senza fare una piega e senza abbassare lo sguardo; mi posi, come al solito, a pancia in sotto e attesi, come ogni volta, il primo getto di olio riscaldato sulla mia pelle; pochi attimi dopo sentii l’imponente figura di Kouba sopra di me e avvertii il primo fiotto di olio sulla mia natica destra ma, inaspettatamente, un rivolo d’olio si insinuò nel solco tra le natiche e Kouba, immediatamente, e dicendo piano: “scusa, scusa”, si precipitò a tamponarlo con un piccolo telo di cotone, asciugando con delicatezza l’olio finito ormai sulla parete del perineo. Quel tocco leggero e setoso mi eccitò moltissimo e, in maniera naturale, senza potermi in alcun modo sottrarre, inarcai i glutei, così come tante volte avevo fatto quando nell’intimità con i miei partner maschili mi si toccava quella zona. Kouba, allora, si fermò un attimo; probabilmente non doveva essergli sfuggita la mia sottile eccitazione; intanto, sotto di me, anche il membro dava chiari segni di risveglio ed ora ero io a sentirmi in totale imbarazzo per avergli mostrato senza vergogna quanto avessi goduto di quell’imprevisto; ma dopo un momento, con mia sorpresa, Kouba, riprese a tamponare, con ancora maggior delicatezza, il solco delle natiche scendendo nuovamente fino al perineo; stavolta, senza remora alcuna, non mi limitai ad inarcare leggermente i glutei con un moto di piacere ma allargai anche un po’ le natiche; anche se stavo superando ogni limite di decenza e pudore, mi era impossibile dissimulare il piacere di quel momento ! Alle mie spalle, sentii che nuovamente Kouba si era fermato e, con la coda dell’occhio, lo vidi muoversi a passi lenti allontanandosi dal lettino. Che intenzioni aveva ? Anche se speravo fin dal primo giorno che prima o poi sarebbe capitato qualcosa di speciale, rimasi comunque sorpreso quando vidi che si avvicinava alla porta della stanza e, con un colpo secco, la chiuse a chiave. Per un attimo i nostri sguardi si incrociarono e intravidi nel suo molta decisione e sicurezza. Riposi quindi il capo nell’apposito vano del lettino e attesi. Pochi attimi dopo un nuovo rivolo di olio mi inondava il solco delle natiche, ma stavolta si intuiva che la direzione non era casuale, ma voluta; poi sentii le due larghe mani di Kouba insinuarsi contemporaneamente sui miei glutei, massaggiandoli energicamente e, a mano a mano, ad ogni passaggio i suoi pollici si avvicinavano sempre più al buco, sfiorandolo, ora uno ora l’altro, con sempre maggiore vigore. Ancora incredulo per l’evolversi della situazione, mi lasciai andare completamente, mentre con dolcezza il suo pollice sinistro, completamente unto, iniziava a penetrarmi. Inarcai nuovamente il sedere in segno di godimento ed allora avvertii che, nel frattempo, la mano destra di Kouba si insinuava avidamente tra le mie cosce alla ricerca del mio membro. Me lo carezzò, ungendolo, in lungo e in largo per alcuni secondi e poi improvvisamente lo sentii allontanarsi. Alzai allora la testa e mi voltai leggermente per vedere cosa stesse facendo Kouba. Aveva preso un telo dall’armadietto alla nostra destra e con quello si asciugava lentamente le mani e le braccia. Ci guardammo e stavolta mi sorrise in maniera complice. Poi cominciò a sbottonarsi la giacca, riavvicinandosi al lettino. Quando mi fu vicino se la tolse del tutto e la poso su di una sedia. Come immaginavo, sotto era a torso nudo. Poi si abbassò verso di me e mi baciò lievemente la schiena, mentre, dal rumore, intuii che stava trafficando con la lampo dei pantaloni; infatti quando si levò su nuovamente, aveva la patta aperta e con un semplice movimento delle gambe si disfece dei pantaloni, rimanendo in mutande. Intanto io, audace, avevo allungato la mano e gli carezzavo il torace villoso, gemendo di piacere. Si mise le dita nelle mutande e capii che voleva toglierle, ma lo fermai e lo feci spostare, ponendolo davanti al mio viso tenendogli le mani; poi, sporgendomi un po’, cominciai a leccargli tutto intorno il profilo del suo cazzo, che era già durissimo, da sopra le mutande. Quindi, qualche attimo dopo, io stesso insinuai le mani nel suo intimo spingendolo con dolcezza verso il basso finché il suo membro non fu del tutto scoperto. Mentre le mutande finivano ai suoi piedi, senza perdere tempo mi fiondai su quella mazza turgida all’inverosimile e iniziai a spompinarlo con foga. Intanto, anche se non era necessario, con le mani mi teneva la testa spingendomi sempre più verso di lui; questa sensazione di possesso mi eccitò tantissimo. Continuai il mio lavoretto con entusiasmo e passione finché Kouba non tentò di divincolarsi un paio di volte dalla stretta delle mie mani che intanto gli avevano cinto la vita. Ma resistetti, intuendo che stava per venire, poiché volevo che ciò accadesse tra le mie labbra; infatti, dopo pochi attimi, con gemiti appena trattenuti e scuotendosi tutto mi schizzò in bocca un fiotto caldo e salato di sborra che mi finì dritto nella gola ! Mollai allora la presa e lui si andò a lavare al lavandino le mani e il cazzo gocciolante. Poi prese le mutande e se le rimise e si avvicinò nuovamente al lettino dove lo attendevo tutto fremente. “Voltati” mi disse. Mi girai, esibendo la mia totale erezione, in attesa di capire le sue intenzioni. Si unse nuovamente le mani con l’olio e lo vidi fiondarsi sul mio cazzo con entrambe le mani; probabilmente voleva farmi una sega, ma lo fermai prima che potesse avvinghiarlo e dissi: “Aspetta !”. Detto ciò mi levai su in piedi e scesi dal lettino, poi, senza indugio, mentre lui mi osservava con le mani unte, mi avvicinai dietro di lui e gli abbassai nuovamente le mutande; senza opporre resistenza, alzò i piedi perché gliele potessi sfilare e così fu. Poi, mentre mi rimettevo sul lettino, dissi: “preferisco così”. Sorridendo mi cinse il cazzo con le sue mani impiastricciate di olio e cominciò a menarmelo. Dopo un po’, sentendomi molto eccitato, una delle due mani la insinuò nuovamente tra i miei glutei e mi penetrò prima con un dito e poi con due. Pochi attimi ed emisi un violento schizzo di sborra che finì un po’ sulla mia pancia e un po’ tra le sue mani. Si abbassò dolcemente su di me e mi protese le labbra. Ci baciammo. Da quella volta i nostri appuntamenti si sono sempre svolti “a porte chiuse” in total naked, per me e per lui, ed ogni volta, prima che finisca il tempo a disposizione, schizzi di sborra fiottano da entrambi i nostri membri con eguale impeto e violenza. Dopo un’iniziale titubanza, anche Kouba ha accettato di “visitarmi” oralmente (non l’aveva mai fatto, ma ha ammesso che non gli dispiace) ed ora sto cercando di convincerlo a farmi finire in bocca il lavoretto, ma è ancora sostenuto su questo. Spero che prima o poi si lasci andare. Nessuna difficoltà invece nel farci penetrare reciprocamente i nostri profondi recessi con le altrui dita, uno o anche due alla volta. Per “altro” siamo ancora entrambi vergini. Chissà…magari in seguito…
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